Una bella meditazione del Beato Luigi Novarese…. a proposito della nuova enciclica di Papa Francesco Dilexit Nos, sulla devozione al Cuore di Gesù.
[Roma, 17 giugno 1977]
Sacro Cuore di Gesù’.
Con Lui coeredi del Paradiso
La solennità del cuore di Nostro Signore Gesù Cristo, ci porta a meditare tre dimensioni, tre realtà diverse in cui noi possiamo con sicurezza trovare il cuore di Nostro Signor Gesù Cristo. La prima realtà che si presenta dinanzi a noi è quella del Cielo, è Lui stesso che ci addita questa meta: “E’ necessario che io vada e vado a prepararvi un posto”. E San Paolo continua nello stesso spirito e ci dice che essendo noi partecipi della sua vita e inseriti nel suo Corpo, noi siamo con lui coeredi del Paradiso, quindi siamo incamminati noi pure verso il Cielo, luogo dove lui è andato. In Cielo noi troviamo il cuore di Cristo glorificato. Chi è questo cuore di Cristo glorificato? E’ il cuore di Gesù che era su questa terra, il cuore di Gesù preso anche come simbolo del suo amore, delle sue sofferenze, dei suoi desideri nei nostri riguardi, in maniera che, considerando il cuore come il luogo del riflesso di tutti i sentimenti della vita umana, noi prendiamo questo cuore come l’intimo dell’uomo che è Nostro Signor Gesù Cristo e vediamo allora questo cuore che non è soltanto il cuore di un uomo, ma è anche il cuore di Dio. E questo cuore è il cuore umano e divino del Cristo glorificato, che è in Cielo. Giustamente noi possiamo dire: un cuore umano è in seno alla SS.ma Trinità e questo cuore divino che è in Cielo ci addita ad alcune mete che sono per noi tanti punti di riferimento imprescindibili dalla nostra vita. Prima di tutto il cuore di Cristo ci addita il fine della redenzione: essere figli di Dio, essere dei santi e perciò ci addita il Cielo come meta di riposo per le persone che hanno lavorato su questa terra per la gloria del Padre, cercando in tutto di imitare il suo cuore adorabile che è rimasto a noi come modello necessario, unico, assoluto, che noi dobbiamo imitare con sicurezza di poter arrivare alla santità. Quindi il cuore di Cristo in Cielo ci addita la santità.
Il cuore di Cristo in Cielo non è soltanto un termine di riferimento, ma è anche canale vivo di grazia, perché il cuore di Cristo ha istituito i Sacramenti ed allora, avendo istituito i Sacramenti, il suo cuore adorabile diventa realmente fonte di vita e di santità. Ed allora, accostandoci a Lui, noi non ci accostiamo ad una cisterna inaridita, ma realmente accostandoci a Lui, noi riceviamo attraverso i Sacramenti la vita di Dio ed allora attraverso questa vita di Dio che viene in noi ecco che ha origine quella fontana d’acqua viva che scaturisce nell’anima nostra e che invece di dissetarci pienamente ci disseta e lascia un desiderio di Cielo in proporzione del modo con cui noi ci accostiamo a Dio. Quindi il cuore di Cristo non è soltanto un riferimento, ma il cuore di Cristo realmente è via, verità e vita, è realmente fonte di ogni bene, fonte di ogni santità, è realmente il mezzo con cui noi possiamo accedere al Padre. Il Padre infatti ha ricapitolato in Cristo tutto quello che è in Cielo e che è pure sulla terra. Il cuore di Cristo in Cielo è ancora un altro riferimento ed è il riferimento verso il prossimo. Il cuore di Cristo vuole operare nelle anime attraverso ciascuno di noi, perché ci ha costituiti membra vive del suo Corpo Mistico ed allora, stando pure in Cielo, Egli opera attraverso ciascuno di noi nei fratelli per poter continuare quella passione e quella testimonianza di verità che Lui ha incominciato su questa terra e che ha lasciato a noi in continuità di operazione, perché siamo i suoi testimoni e siamo i continuatori della sua passione.
Questo è il primo riferimento della realtà grande del Cielo che si presenta dinanzi a noi in questa festività: un cuore umano è in seno alla SS.ma Trinità, è un cuore umano che ci addita il Cielo, è un cuore che ci da la vita, è un cuore che ci spinge alla stessa testimonianza. E’ un cuore quindi che ci comprende, è un cuore che ci compatisce, è un cuore che vuole sublimare i nostri cuori per renderci realmente simili tutti al suo cuore adorabile.
Seconda realtà in cui noi realmente possiamo trovare il cuore di Cristo ed è la SS.ma Eucaristia. Nella SS.ma Eucaristia noi troviamo lo stesso cuore che è in Cielo, in seno alla SS.ma Trinità. Noi troviamo il cuore di Nostro Signor Gesù Cristo incarnato, glorificato, cibo delle anime nostre. Ed allora il cuore di Cristo nella SS.ma Eucaristia ci addita ancora queste dimensioni: il cuore di Cristo nell’Eucaristia è a noi segno di non soltanto amicizia, ma è segno di vita attraverso la comunicazione di se stesso “chi mangia me vivrà in eterno”. Ed allora il cuore di Cristo nella SS.ma Eucaristia è la realtà vivente di vita che entrando nella nostra vita terrena comunica a noi l’immortalità della vita e da a noi il mezzo della vita eterna.
Ecco quindi il grande mezzo con cui noi possiamo guardare in faccia alla morte con tranquillità, con sicurezza, oserei dire con gioia perché, al di là di questa vita, noi ci incontriamo con gli occhi anche della carne, noi ci incontriamo con Colui che ci ha amato, con Colui che è morto per noi, con Colui che ci ha comunicato i frutti della sua risurrezione, dando a noi, a ciascuno di noi, la possibilità di risorgere con lui. Quindi il cuore di Cristo nell’Eucaristia è vita che si comunica alla nostra vita, impegnandoci nella stessa santità. Ed allora il cuore di Cristo che si comunica a ciascuno di noi attraverso la SS.ma Eucaristia, è un cuore che si unisce al nostro cuore, che ci fa realmente una sola cosa con Lui, come il cibo si fa una sola cosa con colui che lo mangia, e comunica a noi la stessa sua santità, in proporzione del desiderio e del vuoto che noi facciamo in noi stessi per essere partecipi della sua santità. Quindi, il cuore di Cristo non è soltanto mezzo di vita, ma il cuore di Cristo è innesto di santità. Questo noi dobbiamo meditare ogni qualvolta noi ci incontriamo con Nostro Signor Gesù Cristo presente nella SS.ma Eucaristia, ma non soltanto presente nell’Eucaristia perché noi lo andiamo a visitare e quindi comprendiamo questa realtà che continuamente è viva in mezzo a noi, ma il cuore di Cristo che si comunica a ciascuno di noi attraverso la Santa Comunione, la partecipazione al banchetto divino. Questa è la mensa a cui noi siamo realmente chiamati a partecipare, perché partecipando alla vita, noi partecipiamo anche alla fonte della santità.
Ma il cuore di Cristo non si limita ad invitarci alla santità, il cuore di Cristo ci chiama a bere con lui il calice della passione, a rendere con lui la testimonianza della attuazione della volontà del Padre. “Mio cibo è fare la volontà del Padre”. Ed allora, se per lui è stato cibo fare la volontà del Padre, bisogna pur comprendere che nella realtà della vita spirituale non ci sono mezzi di crescita al di fuori dell’ubbidienza, al di fuori del fare la volontà del Padre che si comunica a ciascuno di noi attraverso la propria vocazione. Quindi noi siamo chiamati a partecipare a questo cuore adorabile eucaristico attraverso la Santa Eucaristia e siamo chiamati quindi a partecipare alla vita, a partecipare alla santità, ma a partecipare anche allo stesso desiderio di attuazione della volontà del Padre. Dove noi cerchiamo, ritroviamo e possiamo attuare questa volontà del Padre? Questa volontà del Padre noi la ricerchiamo, la possiamo trovare e la dobbiamo attuare nell’osservanza del nostro Statuto. Uno Statuto che va osservato alla lettera, uno Statuto che va visto e rivisto nelle sue linee fondamentali, non possiamo accontentarci di averlo letto una volta, perché non comprendiamo nemmeno lo spirito di cui noi dobbiamo essere ripieni, ma dobbiamo pur prendere in mano quello Statuto e cercare di vedere ogni punto e considerare se noi realmente attuiamo sì o no ciascuno dei punti dello Statuto.
Meglio per noi non avere la legge che avere la legge e non osservarla, ma se abbiamo una legge scritta, quella legge scritta sarà il nostro martirio, la nostra crocifissione e la nostra gloria. Il Cristo vuole essere testimoniato da noi attraverso lo stesso desiderio, la stessa ansia di poter crescere unicamente attraverso il cibo della volontà del Padre e quindi noi dobbiamo voler crescere attraverso il cibo dell’ubbidienza, attraverso l’osservanza esatta dello Statuto che ci è stato consegnato nel giorno della nostra consacrazione, alla Chiesa, all’Immacolata al suo servizio. Lo osserviamo noi? Lo osserviamo integralmente? Non è forse la non osservanza integrale dello Statuto che tiene lontano dalle nostre comunità tante vocazioni? Perché non rendiamo la nostra vita simpatica, la nostra vita attraente, una testimonianza luminosa attraverso l’osservanza integrale del nostro Statuto, sia nel suo impegno di lavoro, sia nel suo impegno di silenzio, sia nel suo impegno di ubbidienza totale, sia nella sua dedizione totale all’Immacolata? Se noi comprendiamo a fondo le linee statutarie, noi troviamo realmente dei punti di capovolgimento della nostra esistenza e noi possiamo realmente trovare delle angolature che possono rendere luminosa la nostra testimonianza e possono attirare all’Associazione innumerevoli altre vocazioni.
Terza realtà in cui noi possiamo trovare il cuore di Cristo: il prossimo. “Chi riceve anche il più piccolo in nome mio riceve anche me”; quindi il cuore di Cristo è nel fratello che ci è vicino. “Ero povero, ero affamato, ero ignudo, ero ammalato, ero carcerato e mi hai visitato, mi hai nutrito, mi hai dato da bere, ecc.”. Quindi il cuore di Cristo si trova nel fratello e di fronte a questa realtà del Cristo presente nel prossimo, ci deve portare a considerare non solo al rispetto che dobbiamo avere verso il nostro prossimo, ma alla premura che dobbiamo avere verso il nostro prossimo. Abbiamo sentito nella prima Lettura il Profeta Ezechiele, il quale ci parla del desiderio di Dio di riunire tutte le pecore in un solo ovile; abbiamo sentito nella terza Lettura che il Signore è il Buon Pastore, è il Signore che scende nell’abisso per poter prendere la pecora, metterla sulle spalle, e farla tornare in seno all’ovile perché si fa festa in Paradiso per un peccatore che si converte. Quindi ancora il Profeta Ezechiele dice in un altro passo: “io ho cercato un uomo che realmente si mettesse di fronte alla società e potesse riparare ai bisogni di tutta l’umanità”. E questo uomo che si mettesse di fronte alle necessità del mondo il Signore non l’ha trovato e l’ha trovato soltanto nel suo Divin Figliolo.
Ed allora noi dobbiamo essere quell’uomo di cui parla il Profeta Ezechiele, che si pone di fronte alle necessità dell’umanità, alle necessità dei fratelli per poter aiutarlo, sostenerlo, andargli incontro per compiere tutte quelle opere di misericordia per dare verso di lui tutta quella testimonianza di bene, di operosità, di vita che il Cristo stesso ha svolto durante la sua esistenza. Dobbiamo trovare e capire ogniqualvolta noi accostiamo un’anima che quell’anima realmente non soltanto è specchio di Dio, creata a somiglianza del Padre, ma quell’anima è come me tempio vivo dello Spirito Santo o in essere o in potenza. Ed allora noi dobbiamo cercare di avere verso quell’anima quel desiderio di comunicazione di bene e vogliamo in quell’anima noi scoprire il volto di Nostro Signor Gesù Cristo. Ed allora, secondo punto in questa terza realtà, non soltanto noi scopriamo il nostro fratello, ma gli andiamo incontro, come abbiamo accennato un istante fa, gli andiamo incontro con tutta quella testimonianza che compete alla nostra vocazione specifica e gli andiamo innanzi offrendo il tesoro della nostra vocazione specifica. Non mi dilungo a spiegare quali sono le testimonianze della nostra vocazione specifica, le conosciamo e ho richiamato un istante fa all’osservanza integrale dello Statuto, ma noi dobbiamo accostare le anime con quella delicatezza con cui le accosterebbe l’Immacolata e dobbiamo fare sì che ogni anima si possa realmente incontrare col cuore di Cristo. Questa è l’attività che si snoda dinanzi a ciascuno di noi, considerando la presenza del cuore di Cristo nei fratelli che sono accanto a noi.
Ed allora ne viene di conseguenza che abbiamo il nocciolo della nostra vocazione quale conclusione; se noi scopriamo il volto di Cristo nelle creature che sono attorno a noi, allora come San Paolo nella seconda Lettura non troveremo nessuna fatica di immolarci per i nostri fratelli. Il Cristo si è immolato per noi che non gli eravamo amici e si trova con vera difficoltà uno che offra la propria vita per un amico, per il fratello, ma non si trova chi offra la vita per un nemico. Invece noi, sull’esempio del Cristo, nella continuità della presenza del Cristo nei secoli, noi dobbiamo offrire la nostra esistenza per la vita di tutti i fratelli. Vedete quante lezioni ci da quest’oggi la festività del cuore di Cristo e come noi possiamo dilatare i nostri orizzonti e realmente ripetere come abbiamo detto all’inizio della Messa: “Quanto è necessario cercare di accostarci alle profondità realmente inaccessibili del cuore di Cristo.
Chi potrà misurare l’altezza, la profondità, la larghezza del cuore di Cristo? Chi potrà meditare tutte le dimensioni dei punti che noi abbiamo accennato? Non finiremo di meditare e quindi lascio alla nostra meditazione questi punti, perché la festività del Sacro Cuore, a cui noi ci siamo preparati con tanta devozione, lasci una traccia nell’anima nostra, ci svegli, ci scuota, ci porti avanti e faccia sì che realmente noi siamo la sua mistica e reale presenza nella società per condurre le anime, per mezzo di Maria SS.ma, incontro al Padre.
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