Nel segno della sofferenza redenta: il legame profondo tra Papa Francesco e il carisma di Luigi Novarese

Se vogliamo risalire al primo incontro ufficiale tra Papa Francesco e i Silenziosi Operai della Croce – Centro Volontari della Sofferenza, dobbiamo tornare al 3 maggio dell’Anno del Signore 2013, primo anno del Pontificato di Jorge Mario Bergoglio. È in quella data che viene promulgata la Lettera Apostolica con la quale Mons. Luigi Novarese viene annoverato nel Libro dei Beati. Un evento tanto atteso quanto desiderato, frutto di un lungo e accurato lavoro di raccolta di testimonianze e documenti, condotto con passione e determinazione anche grazie alla presenza attenta della cofondatrice, Sorella Elvira Myriam Psorulla.

Quel gesto, appena poche settimane dopo l’elezione al soglio pontificio, fu molto più di un atto formale: fu un sigillo spirituale, un riconoscimento di valore ecclesiale e carismatico. Papa Francesco si era già fatto conoscere dal mondo per la sua semplicità e vicinanza alla gente. Il suo celebre “Buonasera”, pronunciato la sera del 13 marzo 2013 affacciandosi da Piazza San Pietro, aveva già raccontato tutto di lui: un pastore tra la gente, un padre per ogni uomo e donna, un fratello tra i fratelli.

Quel 3 maggio 2013, però, avveniva qualcosa di specifico per il popolo dei sofferenti: veniva ufficialmente riconosciuto il cammino di santità di Mons. Luigi Novarese, l’apostolo dei malati, il fondatore di una spiritualità capace di dare senso al dolore trasformandolo in offerta d’amore. Il Beato Novarese entrava così nel novero di coloro che la Chiesa addita come modelli da seguire. E il timbro del Papa argentino segnava questa tappa come parte viva del suo Pontificato.

Ma non si trattò di un’unica circostanza. Ci furono anche momenti di incontro personale tra Papa Francesco e i membri dell’associazione, spesso fugaci e vissuti tra la folla di Piazza San Pietro, ma sempre intensi, umani, carichi di affetto. Francesco ha sempre mostrato una sensibilità autentica verso il mondo della sofferenza, accogliendo con calore chi si porta addosso ferite visibili o invisibili.

Indimenticabile resta l’Udienza del 17 maggio 2014 concessa ai Silenziosi Operai della Croce e al Centro Volontari della Sofferenza. L’Aula Paolo VI – la storica Aula Nervi – era stracolma. Un’esplosione di colore arancione, simbolo di gioia e appartenenza, riempiva ogni spazio. Papa Francesco entrò tra gli applausi, i sorrisi, le lacrime. E con la sua consueta generosità si concesse a tutti, uno per uno, benedicendo, abbracciando, ascoltando.

Nel suo discorso, toccante e profondo, Papa Francesco disse:

“Vorrei ricordare con voi una delle Beatitudini: ‘Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati’ (Mt 5,4). Con questa parola profetica Gesù si riferisce a una condizione della vita terrena che non manca a nessuno. C’è chi piange perché non ha salute, chi piange perché è solo o incompreso. I motivi della sofferenza sono tanti. Gesù ha sperimentato in questo mondo l’afflizione e l’umiliazione. Ha raccolto le sofferenze umane, le ha assunte nella sua carne, le ha vissute fino in fondo una per una. Ha conosciuto ogni tipo di afflizione, quelle morali e quelle fisiche: ha provato la fame e la fatica, l’amarezza dell’incomprensione, è stato tradito e abbandonato, flagellato e crocifisso.”

Parole che non sono solo teologiche, ma concrete, vicine, capaci di consolare. Francesco ha compreso e fatto proprio il carisma novaresiano, in particolare quel principio cardine secondo cui il malato deve sentirsi autore del proprio apostolato. Un ribaltamento rivoluzionario del paradigma passivo della sofferenza: da oggetto di compassione, la persona ammalata diventa soggetto attivo di missione evangelica.

Il Pontefice, nel suo discorso, proseguiva:

“Una persona ammalata, disabile, può diventare sostegno e luce per altri sofferenti, trasformando così l’ambiente in cui vive. […] Le vostre sofferenze, come le piaghe di Gesù, da una parte sono scandalo per la fede, ma dall’altra sono verifica della fede, segno che Dio è Amore, è fedele, è misericordioso, è consolatore. Uniti a Cristo risorto voi siete ‘soggetti attivi dell’opera di salvezza ed evangelizzazione’. […] Cari amici, la Madonna vi aiuti ad essere veri ‘operai della Croce’ e veri ‘volontari della sofferenza’, vivendo le croci e le sofferenze con fede e con amore, insieme con Cristo. Vi benedico, e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!”

Sono parole da custodire e meditare, specie oggi, nel momento in cui la Chiesa tutta si stringe nel ricordo e nella preghiera per il ritorno alla Casa del Padre di Papa Francesco. Un Papa che ha saputo parlare al cuore dei sofferenti senza artifici, senza retorica, con la forza disarmante dell’amore evangelico.

Il suo legame con il Beato Luigi Novarese e con il popolo del CVS resta un segno luminoso di comunione spirituale e di riconoscimento di una missione che continua: annunciare Cristo crocifisso e risorto attraverso la voce dei sofferenti.