La serie Adolescence, con 66 milioni di visualizzazioni in due settimane, ha colpito nel segno raccontando il disagio profondo di una generazione. Per lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro di Milano, il successo dello show riflette un vuoto educativo reale: “I giovani oggi sono soli non per colpa di internet, ma per l’assenza di adulti autentici”.
Secondo Lancini, la serie funziona perché “parla anche agli adulti”: non si limita a descrivere i ragazzi, ma mette in scena famiglie e scuole incapaci di offrire riferimenti significativi. “Non è la rete che cattura i ragazzi – afferma – ma la povertà relazionale che li spinge lì”.
L’esperto critica una cultura adulta che ascolta solo a condizione che le emozioni dei figli non disturbino. “Negare la paura, la rabbia o la tristezza – spiega – impedisce ai ragazzi di riconoscersi. E così si rifugiano in comunità online radicali”.
Nel suo ultimo libro, Chiamami adulto, Lancini ribadisce che la prevenzione non può essere fatta di progetti o regole astratte, ma solo di relazioni vere. “Stare nella relazione è l’unico modo per educare. Non per dare sempre ragione ai giovani, ma per essere davvero presenti”.
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