Ogni domenica un versetto poetico. Per andare oltre il visibile. Perché le parole trasformano il mondo.
A cura di Maria Teresa Neato

G.K. Chesterton (Gilbert Keith, Londra, 29 maggio 1874 – Beaconsfield, 14 giugno 1936), fu uno scrittore e teologo laico inglese, noto per aver creato il personaggio del prete-detective Padre Brown.
Amava capovolgere le idee, e per questo veniva spesso chiamato il “Principe del Paradosso.”
La poesia seguente, L’Asino, fu scritta nel 1927, pochi anni dopo la sua conversione dall’anglicanesimo al cattolicesimo.

L’Asino
Quando i pesci volavano, le foreste camminavano
e i fichi crescevano sui rovi,
in un momento in cui la luna era color del sangue,
allora io fui generato;
con una testa mostruosa, voce ripugnante
e orecchie come ali erranti,
del diavolo parodia ambulante
tra tutte le cose a quattro zampe.
Straccione io, reietto della terra,
da sempre il più ostinato;
affamatemi, frustatemi, deridetemi: io resto muto,
e tengo celato il mio segreto.
Sciocchi! Poiché anch’io ho avuto la mia ora;
un’ora lontana e dolce e fiera:
clamore nelle mie orecchie,
e palme sotto ai miei piedi.

Commento
Credo che ognuno abbia occhi, cuore e memoria a sufficienza… per aver personalmente, emotivamente registrato immagini di asinelli, simili a questa. Magari sigillate dal sincero dispiacere di vedere tali creature pesantemente maltrattate… senza altri motivi che la rude insensibilità del padrone di turno.
E a ben rifletterci… pressoché sempre l’animale mostra la costante di una rassegnazione silenziosa. Un impasto di fatica, sudore, muta sottomissione … che trasmette comunque un senso di dignitosa, tenace forza. E quasi di nobile, inspiegabile distacco dalle possibili angherie subite, e sopportate in quieto silenzio.
Questa poesia… ci offre un’inattesa messa a fuoco sul “segreto” ormai per sempre inscritto nel DNA di ogni “puledro d’asina”. A partire dal festoso giorno in cui il loro avo fu scelto come cavalcatura, dal Salvatore stesso. Che in quel preciso, osannante momento, camminava già verso il supplizio più infame, doloroso ed assurdo mai inflitto ad umana creatura.
Testimoniando per i secoli quanto sia effimera l’esuberante benevolenza dei nostri consimili… E quale Luce di Vita risorta possa invece esplodere nel mondo, da tanto apparentemente passivo sopp-portare… motivato dall’Amore più grande. Che non chiede i nostri osanna… ma attende vera com-passione. Ossia… la nostra scelta di essere, sempre, con chi soffre o soffrirà.