Il beato Luigi Novarese, fondatore dei Silenziosi Operai della Croce, ha lasciato un’eredità spirituale di profonda riflessione sul senso della vita e della morte. Una testimonianza significativa di questo pensiero è la sua meditazione intitolata “La cessazione della vita”, pronunciata il 4 dicembre 1972 durante un corso di esercizi spirituali a Montichiari.
In questa meditazione, il beato Novarese affronta il tema della morte non come fine ultimo, ma come passaggio verso una nuova dimensione dell’esistenza. Invita i fedeli a considerare la propria mortalità con serenità e fiducia nella promessa della vita eterna. Le sue parole risuonano come un incoraggiamento a vivere il presente con consapevolezza, preparandosi spiritualmente all’incontro con Dio.
Per chi desidera approfondire questa riflessione, è disponibile un estratto audio della meditazione sul canale YouTube CEI Pastorale della Salute: https://www.youtube.com/watch?v=0k8icv06CyM&t=197s
Questo il testo della riflessione di monsignor Novarese:
Siamo opera di Dio, di un Dio perfetto. Ed allora come si spiega questa morte? (…) Il Concilio dice: «è un enigma sommo». È vero, veramente non si può spiegare la morte al di fuori della luce della fede. Chi ha dato un senso – un senso è qualcosa di più di una spiegazione – chi ha dato voce a questa grande negatività che è la morte, chi ha dato uno scopo alla morte, un servizio per sé e per l’umanità alla morte, è Gesù Cristo, è Lui.(…) E allora, come Gesù Cristo parla, tratta il problema della morte? (…) «Mentre scendeva dal monte, a Pietro, Giacomo e Giovanni» in San Matteo (17,9) Gesù dice: «non parlate di questo, fino a che il figliol dell’uomo non sia risorto dai morti». Quindi, mette davanti la realtà di quel passaggio, però, notate che mette dinanzi più che la morte, la risurrezione. Parliamo di morte, ma parliamo di vita, perché Gesù parla di vita quando parla di morte. Non ha mai parlato di morte Nostro Signor Gesù Cristo, di morte a sé stante, mai ha affrontato questo argomento. L’argomento della morte l’ha sempre abbinato al concetto della risurrezione e della vita. (…) Parlando della propria morte, abbina il concetto della risurrezione. Siccome noi con lui formiamo la stessa mistica identità, non possiamo parlare di morte senza abbinare il concetto della risurrezione. (…) Gesù si presenta come Padrone della vita. (…) «Io sono la resurrezione e la vita, chiunque crede in me, fosse pure morto, vivrà e chiunque vive e crede in me non morrà mai. Lo credi tu? Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figlio di Dio venuto nel mondo», allora sei l’autore della vita, puoi risuscitare e quindi Marta ha compiuto l’atto di fede
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