In un messaggio ai partecipanti alla VI Conferenza internazionale “Per l’equilibrio nel mondo”, a L’Avana (Cuba), dal 28 al 31 gennaio, il Papa sottolinea che la speranza “permette di essere disponibili a condividere le sofferenze, le fatiche, le delusioni e le paure che accompagnano la vita di ogni uomo e di ogni società”. Occorre imparare “a condividere con i poveri” e “ad aprirsi con generosa accoglienza agli altri” per “contribuire con ciò che siamo e abbiamo per il bene comune”

Occorre “lavorare con determinazione” affinché la speranza, che ci è donata dalla fede e dall’amore di Gesù Cristo e dunque fondata sull’amore, “si traduca in pace per il mondo” ed è necessario abbandonare “la logica della violenza” e impegnarsi nel dialogo e nella diplomazia “per costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura”. Lo scrive il Papa in un messaggio ai partecipanti alla VI Conferenza internazionale Per l’equilibrio nel mondo, apertasi a oggi a L’Avana, a Cuba, e che si concluderà il 31 gennaio. Nel testo il Papa avverte che nessuno sforzo avrà successo “se non riuscirà a far sì che ogni uomo, impedito ad aprirsi alla vita con entusiasmo, a causa dei ritmi frenetici dell’esistenza, dei timori per il futuro, della mancanza di sicurezza lavorativa e di adeguate protezioni sociali, di modelli sociali la cui agenda è dettata dalla ricerca del profitto piuttosto che dalla cura delle relazioni, possa guardare al futuro con speranza”.

Le istituzioni e la società si impegnino per tutti

Per Francesco “sono da lodare tutte le iniziative che cercano di aprire strade a tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio, qualunque ne sia la causa”. Le istituzioni e l’intera società, “con la collaborazione di tutti gli agenti sociali”, devono intraprendere “iniziative e percorsi che restituiscano loro la fiducia in sé stessi e nella società”, suggerisce il Papa, rimarcando che “i poveri e gli ammalati, i giovani e gli anziani, i migranti e gli sfollati, compresi quanti sono privati​​della libertà” vanno messi al centro. “Nessuno sia escluso e tutti vedano rispettata la propria dignità umana”, chiede, raccomandando, inoltre, che “i volontari e i professionisti impegnati in tali ambiti “abbiano sempre i mezzi adeguati per portare avanti questo incoraggiamento a favore di tutta l’umanità”.

Non lasciarsi sopraffare dal male

Nel messaggio il Pontefice ricorda, richiamando la Bolla  Spes non confundit, che alla speranza, “come appello a tutti gli uomini di buona volontà”, ha voluto dedicare questo Anno Giubilare, “anno di grazia” e “opportunità per ristabilire la pace e la fratellanza sociale, attraverso il perdono e la riconciliazione”. E per questo nella stessa Bolla, sono stati proposti “una serie di segni e di richiami alla speranza” da assumere “a livello sociale e culturale”, per riscoprire “questa preziosa virtù” nell’oggi, ponendo “attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza”.

Condividere sofferenze e fatiche degli altri

Proprio “la speranza si rivela un valore molto appropriato” per il forum in corso nella capitale cubana, che vuole essere aperto, plurale e multidisciplinare, indagando “le ragioni che muovono il cuore dell’uomo”, rileva Francesco. Speranza che, come si legge nella Lettera enciclica Dilexit nos, “permette di essere disponibili a condividere le sofferenze, le fatiche, le delusioni e le paure” che accompagnano la vita di ogni uomo e di ogni società”. Bisogna “riconoscere in ogni uomo e in ogni donna l’immagine di Dio”, continua Francesco, esortando “ad essere fratelli e sorelle e a far parte della famiglia umana e della famiglia dei figli di Dio”. E questo “anche fuori dall’ambito della fede” perché tutti “siamo chiamati a vivere nella gratuità fraterna e tutto ciò che facciamo per gli altri ci riguarda come singoli e come società”. “Impariamo questa lezione dall’amore – esorta il Papa – costruendo la speranza in quell’equilibrio che cerca di garantire a tutti ciò di cui hanno bisogno”. Per questo, conclude, c’è da imparare “a condividere con i poveri” e “ad aprirsi con generosa accoglienza agli altri, così da sapere come contribuire con ciò che siamo e abbiamo per il bene comune”.