L’Ancora, n. 12, dicembre 1951

Dinanzi alla bellezza ed alla gloria dell’Immacolata non chiniamo noi la fronte abbagliati da tanto splendore unicamente perché sappiamo che Colei, che tanto fu piena di grazie al punto di essere immune dalla colpa di origine, è la nostra celeste Madre. «Tutta bella sei, o Maria, e nessuna macchia vi è in Te».

Tanta grandezza e tanta potenza, così temibile all’inferno, furono da Dio stabilite nella Vergine Maria in vista della sua missione di Mamma di Gesù e Mamma nostra. Gloria e forza di Maria, che ridonda a gloria e a vantaggio dei suoi figli. Doveva essere così per rispondere al previsto piano della creazione, in cui era stabilito che uno sguardo materno vegliasse ovunque ci fosse un germe di vita. L’uomo, l’essere più perfetto della creazione terrestre, non poteva non avere pure nell’ordine soprannaturale, accanto a Dio Padre, anche una mamma, e questa è Maria SS.ma, la quale ha la bella missione di essere il canale di tutte le divine grazie e di difendere i suoi figli dagli attacchi del demonio. Del resto il demonio, superbo ed invidioso, non poteva essere meglio schiacciato che da una donna, meglio ancora da una fanciulla, la cui ricchezza è solamente Dio.

E così, attraverso i secoli, tutte le vittorie hanno l’impronta della celeste condottiera, di colei, la cui presenza, mentre fa tremare di paura l’inferno, riempie invece di gioia e di sicurezza il cuore dei figli suoi. Nella Vergine benedetta vediamo inoltre l’esemplare che noi avremmo dovuto incarnare se non avessimo il peccato originale, se i nostri progenitori non avessero commesso il primo peccato di ribellione a Dio, spinti dalla superbia: «sarete anche voi simili a lui».

In maniera poi del tutto particolare la Vergine Immacolata richiama a noi il senso e il dovere della purezza, di cui il nostro cuore deve essere ripieno, sia egli solo o unito ad un altro cuore nel vincolo del matrimonio. La purezza, in noi, povere creature, costa. Costa a tutti, ai sani ed agli ammalati, a coloro che vivono nel mondo e a quelli che vivono nel chiostro, costa a coloro che sono impegnati nel lavoro e costa a quelli che sono costretti a vivere in ozio comandato, sdraiati per lunghe ore sulle verande dei sanatori. Il Santo Curato d’Ars così diceva: «il demonio tenta soltanto le anime che vogliono finirla col peccato e quelle che sono in stato di grazia. Le altre sono già sue perciò non vi è bisogno che le tenti. Quando il demonio prevede che un’anima tende all’unione con Dio, egli raddoppia la sua rabbia. Ma felici allora le anime tentate…».

Veramente felici le anime che hanno acquistato il dominio della carne, riducendola in umiltà, secondo la ragione, illuminata e sorretta dalla grazia.

La purezza è infatti fonte di gioia, di serenità, di forza, di eroismo. La purezza non è coercizione, non è forzata rinuncia, causa di snervanti e cocenti malinconie; la purezza è virtù che regola gli appetiti dei sensi. L’Immacolata è l’alleata dell’uomo, stabilita da Dio stesso, affinché la creatura, con più facilità, tenga la carne in umiltà di soggezione.

La purezza dell’Immacolata è umiltà di dono, la nostra purezza è umiltà di conquista. «E’ il Signore, che ha fatto in me grandi cose», canta la Vergine umile che non si insuperbisce di tanta singolare bellezza. In sé di proprio, Colei che da tutte le genti è chiamata beata, non trova proprio nulla: tutto è opera di Dio. E noi, facendo eco al canto della nostra Madre affermiamo: è il Signore che vive in ciascuno di noi con la sua grazia e ci fa forti contro gli assalti della concupiscenza. E così, Madre e figli hanno la stessa fisionomia: purezza radicata nell’umiltà, gloria per la soggezione dei sensi, gloria ancora aumentata per l’umile ricorso e riferimento a Dio, datore di ogni bene.

Per sottomettere la carne alle leggi dello spirito la strada forse è lunga, e talvolta, anche difficile. Appunto però nella meta tanto lontana e, Dio non voglia, nelle eventuali cadute per il suo raggiungimento, il cuore dell’uomo comprende che da solo non può fare proprio nulla e si stabilisce allora nella vera umiltà, che è pegno della sua libertà, della custodia della sua purezza e che costituisce la sua vera grandezza.