Si terranno nell’Aula Paolo VI nei tre venerdì che precedono il Natale, il 6, 13 e 20 dicembre. A proporle sarà il nuovo predicatore della Casa Pontificia, padre Roberto Pasolini. Nelle voci dei profeti che questo periodo liturgico ci propone, c’è l’invito a “riconoscere quali sono le porte che ci introducono nel mistero della nostra umanità con rinnovata speranza”, scrive il religioso nell’invito alla Curia Romana
“Le porte della speranza. Verso l’apertura dell’Anno Santo attraverso la profezia del Natale”. È questo il tema delle tre prediche di Avvento che saranno tenute, per la prima volta, dal nuovo predicatore della Casa Pontificia, nominato lo scorso 9 novembre, il padre cappuccino Roberto Pasolini, nell’Aula Paolo VI, nei venerdì che precedono il Natale, il 6, il 13 e il 20 dicembre, alle 9.00. Le meditazioni vengono proposte ai cardinali, agli arcivescovi e vescovi, ai prelati e ai laici della famiglia pontificia, e ancora ai dipendenti della Curia Romana, del Governatorato e del Vicariato di Roma e inoltre ai superiori generali o ai procuratori degli ordini religiosi che fanno parte della Cappella Pontificia.
Le porte dello stupore, della fiducia, della piccolezza
“Quest’anno il tempo di Avvento non ci prepara solo al Natale, ma ci accompagna anche verso il prossimo Giubileo” scrive padre Pasolini nell’invito della Prefettura della Casa Pontificia ai venerdì di meditazione, aggiungendo che questo periodo liturgico è un’occasione di grazia per rinnovare “l’esperienza viva dell’amore di Dio, che suscita nel cuore la speranza certa della salvezza in Cristo”, come scrive il Papa nella Bolla di indizione dell’Anno Santo 2025 Spes non confundit. “Le voci dei profeti, così presenti e insistenti in questo periodo liturgico, ci sollecitano con forza a non perdere l’orientamento del cammino verso il Regno di Dio” sottolinea il religioso, che invita ad ascoltare tali voci per “riconoscere quali sono le porte che ci introducono nel mistero della nostra umanità con rinnovata speranza”. Queste porte, spiega il predicatore della Casa Pontificia, sono quella “dello stupore, per saper ammirare i semi del Vangelo presenti nel mondo e nella storia”, quella “della fiducia, per incamminarci verso gli altri con cuore rispettoso e aperto”, e infine quella “della piccolezza, per non avere paura di diventare finalmente noi stessi”.
“Il passo della metamorfosi interiore”
Nell’imminenza dell’Anno Santo, la Prefettura della Casa Pontificia ripropone le parole pronunciate da Paolo VI all’apertura del Giubileo del 1975: “La celebrazione del Giubileo, con la sua semplice ma profonda disciplina spirituale, e con l’apertura simbolica delle sue porte di misericordia e di perdono, vuole significare il passo della metamorfosi interiore, il passo coraggioso della verità morale (…) il passo della conversione del cuore”. Parole che esortano a riflettere sul significato dell’Anno di Grazia e sul modo in cui viverlo.
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