All’Angelus il Papa rivolge ancora un pensiero alla città spagnola devastata dalla tempesta Dana. Ai fedeli chiede una mobilitazione anzitutto spirituale di fronte a questa tragedia: “Cosa faccio io per Valencia? Prego? Offro qualcosa?”. Il numero delle vittime arrivato a 210 morti, cresce il rischio della diffusione di infezioni a causa dell’intasamento delle fogne e della mancanza di acqua potabile

Non è mancato, alla fine dell’Angelus di questa domenica 3 novembre, un pensiero del Papa per la popolazione di Valencia messa in ginocchio dalla disastrosa tempesta Dana che ha provocato circa 210 morti (il bilancio delle vittime è salito nella giornata di ieri) e un numero incalcolabile di danni, mentre si diffonde pure il rischio di infezioni a causa della mancanza di accesso all’acqua potabile e ai sistemi fognari traboccanti.

Continuiamo a pregare per Valencia e altri popoli di Spagna che soffrono tanto in questi giorni

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“Cosa faccio io per Valencia?”

Francesco già all’Angelus del 1° novembre aveva pregato per Valencia, assicurando la sua vicinanza e chiedendo quella di tutti. “Il Signore sostenga chi soffre e chi porta soccorso”, diceva il Pontefice. Nei giorni scorsi aveva telefonato personalmente al vescovo di Valencia, Enrique Benavent Vidal e, ancor prima, ha indirizzato a tutta la gente della città spagnola un videomessaggio per ribadire la propria preghiera. Oggi, un nuovo pensiero. E, prendendo spunto dalla catechesi interamente dedicata all’amore verso Dio e verso il prossimo, quale cuore e fulcro di tutta la fede cristiana, il Papa ha richiamato i fedeli ad una sorta di mobilitazione, anzitutto spirituale, di fronte alla tragedia che ha investito la Spagna.

Cosa faccio io per la gente di Valencia? Prego? Offro qualcosa? Pensate a questa domanda

Salito il numero delle vittime

Il numero delle vittime a Valencia e nella provincia è intanto salito ieri, sabato 2 novembre, a 210 morti, secondo l’ultimo conteggio fornito dal Centro di emergenza della Generalitat. Sono otto le persone morte in più rispetto al conteggio precedente, fissato fino a venerdì in 202 persone. Dati comunque provvisori poiché prosegue il processo di sollevamento e identificazione dei corpi, nell’ambito della procedura per plurivittime attivata dalla notte di martedì. I corpi senza vita delle prime persone uccise da Dana e identificate sono arrivati ​​questo sabato in uno dei padiglioni della Feria Valencia, un’area sorvegliata dai militari dell’UME e dalla Polizia Nazionale. Una settimana fa la Protezione Civile ha informato che una donna è stata salvata viva dopo aver trascorso tre giorni intrappolata in un’auto lasciata in fondo a un sottopassaggio a Benetússer.

Nel frattempo, l’ondata di solidarietà, con migliaia di persone che si sono spostante verso le zone più colpite dalle inondazioni della Comunità Valenciana, è proseguita per tutta la giornata di ieri. Al corteo di volontari che si reca quotidianamente nel sud dell’area metropolitana di Valencia per combattere il fango armati di pale, scope e rastrelli si sono aggiunti due nuovi elementi: guanti e maschere, pezzi essenziali dell’uniforme per proteggersi da possibili problemi. Servizi igienici derivati ​​da acqua stagnante.

Allarme infezioni

Dal Dipartimento della Salute della Regione valenciana è giunto infatti un allarme alle popolazioni alluvionate: “Attenzione all’acqua che bevete e al cibo che mangiate perchè potrebbe essere contaminato”, si legge in un comunicato in cui si sottolinea che la mancanza di accesso all’acqua potabile e i sistemi fognari traboccanti “possono favorire la proliferazione di agenti patogeni”. Secondo un esperto citato da El Mundo, le infezioni che possono aumentare con maggiore frequenza in situazioni come quelle vissute dalle popolazioni colpite dalla Dana “sono quelle associate all’ingestione di acqua o alimenti contaminati, quelle causate da agenti patogeni come E. coli, Salmonella, Shigella, ecc., che possono provocare gastroenteriti di maggiore o minore gravità.” La gravità dell’infezione non è influenzata solo dalla quantità di batteri ingeriti, ma anche dallo stato di salute della persona colpita, chiarisce. “Se si tratta di una persona che ha difese basse, è immunodepressa per qualsiasi motivo o è molto anziana o si tratta di bambini molto piccoli, i sintomi potrebbero essere più gravi”.