La nostra missione è quella di essere presenti, accompagnando le persone nel loro cammino, riconoscendo la sacralità del loro dolore.

 

Marta Couto, SOdC

 

Questo mese, pensando alla mia vocazione di Silenziosa Operaia della Croce, mi è venuta in mente l’immagine di una barca che va controcorrente. Accompagnando tante famiglie inondate dalla sofferenza e le cui testimonianze sono segnate dall’abbandono di amici e di persone care che, non essendo in grado di affrontare situazioni così drammatiche, decidono semplicemente di allontanarsi, mi trovo a percepire la vocazione di essere lì, dove si trova la persona che soffre, come una vocazione di chi cammina in una direzione del tutto contraria a quella della società di oggi.

Non è difficile trovare esempi di persone che cercano di ignorare o di fuggire dalla sofferenza. Gli anziani vengono isolati e scartati, per non farci affrontare il doloroso processo dell’invecchiamento; i bambini non vanno ai funerali per non affrontare il lutto; gli adolescenti sono ultra-protetti per non affrontare situazioni di trauma… E quando la sofferenza bussa davvero alla porta? Siccome l’umanità di oggi non sa come comportarsi di fronte alla sofferenza, fugge. Così la persona che soffre, per malattia o per situazioni di disabilità, finisce per ritrovarsi sola ad affrontare la propria sofferenza.

Ed è proprio lì, dove è scomodo, difficile, imbarazzante e spesso quasi impossibile essere, che noi, Silenziosi Operai della Croce, troviamo il nostro campo d’azione. Lì, dove l’altro è caduto senza sapere come rialzarsi, il Silenzioso Operaio della Croce è chiamato ad esserci e a inginocchiarsi davanti a questa Terra Sacra che è l’altro in sofferenza. Stare con lui e accompagnarlo, spesso semplicemente con il silenzio di chi sa di trovarsi di fronte a un mistero insondabile. Essere presente e farsi presente.

Lungo questi miei ancora pochi anni come Silenziosa Operaia della Croce, confesso di non aver trovato uno spazio più difficile, e allo stesso tempo più gratificante, di questa opportunità di diventare vicina e amica di tante persone che, in mezzo all’abbandono e alla disperazione, trovano in noi, SOdC, una nuova famiglia e una nuova speranza in un Dio che non li abbandona mai!