La storia di mons. Novarese, già dai primi anni di vita, mette in luce eventi spirituali importanti, che hanno determinato l’intero progetto della sua esistenza.
L’infanzia di Luigi è imperniata sulla mamma, Teresa Sassone. Il padre, Giusto Carlo, moriva dopo soli nove mesi dalla nascita di Luigi, ultimo di nove figli.
Del padre si ricorda una preghiera che amava ripetere, il «Veni Creator Spiritus». La recitava ogni giorno, invocando sulla culla del suo bambino l’azione dello Spirito Santo. Luigi era molto irrequieto, strillava molto. Il papà, dimenando il capo, commentava ad alta voce: «Questo bambino o diventerà un diavolo o un grande santo».
Con la morte del papà, tutto il peso dei nove figli ricadde sulla mamma trentenne. La fortezza di questa donna è testimoniata dalla determinazione con cui assume non solo l’impegno oneroso di accudire ai figli, ma anche l’attenzione ai suoceri, a tre cognati, al lavoro del podere a vigneto e del bestiame nella stalla. Mamma Teresa si mostrò donna forte e coraggiosa anche nelle piccole contrarietà che sono talvolta causa di smarrimento. Il piccolo Luigi non poteva succhiare il latte materno, per un intoppo alla gola che causava rigurgito. La donna, con pazienza e amorosa dedizione, ad ogni poppata apriva la bocca del suo piccolo e dilatava la gola con un cucchiaino, facilitando l’ingestione.
Un ricordo importante, nell’infanzia di Luigi, è legato alla devozione mariana di mamma Teresa, una tradizione di fede che, di mamma in mamma, era ben radicata in ogni famiglia del Monferrato. Due fatti importanti vanno menzionati a questo proposito.
All’età di circa tre anni, il bambino stava scendendo al piano terra lungo la scala interna della cascina. Dopo aver inciampato, ruzzolò fragorosamente fino a sbattere il viso per terra. Nonostante l’impatto violento, Luigi non riportò alcuna frattura o grave escoriazione. Tra i ricordi dell’infanzia rimase nitida l’immagine, durante la caduta, di una statuetta della Madonna di Lourdes, posta sull’architrave della porta. Questo ricordo fu sempre così vivo che anche a distanza di anni, Luigi poteva descrivere la sistemazione della statuetta, posta tra due vasi di cartone, decorati con fiori di carta.
Un secondo ricordo è legato ad un fatto ricorrente, vissuto con la mamma Teresa. Ogni sera la donna faceva inginocchiare tutti i suoi figli accanto a sé, per recitare la preghiera della sera.
Più volte Luigino chiedeva alla mamma: «Mi dici quella preghiera lunga lunga?». Si trattava della Salve Regina, preghiera proclamata o cantata al termine di ogni giorno da tante comunità monastiche. Un’usanza che mons. Novarese vorrà prescrivere per tutte le comunità dei Silenziosi Operai della Croce.
Un altro avvenimento significativo, che conclude l’infanzia, è quello della prima comunione. Tutte le mattine il piccolo Luigi si recava con la mamma alla celebrazione eucaristica nella chiesa di San Domenico. Con insistenza mostrava alla mamma il desiderio di ricevere Gesù, ottenendone un pronto diniego, essendo ancora troppo piccolo e impreparato per un appuntamento così importante. Una mattina, azzardò il tentativo. Mettendosi in fila si presentò al sacerdote e ricevette così la prima comunione. In occasione del 25.mo di ordinazione sacerdotale, Luigi annoterà su un biglietto, tra le date più belle della sua vita: «Prima comunione verso i cinque anni e mezzo; Cresima dai sei ai sette anni». Amore familiare, eucarestia e Maria Santissima sono i punti fermi nella crescita del piccolo Luigi.
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