Incontro della serenità è una trasmissione sulle frequenze della Radio Vaticana, che sulla scia del Beato Luigi Novarese si mette in dialogo con chi soffre.
Questa volta Paolo Migani insieme a speakers della Radio Vaticana riflettono su:
- ruolo della singola persona nel Centro Volontari della Sofferenza
- l’incontro con l’altro
- decennio della beatificazione di mons. Novarese nelle parole di card. Zuppi
Trascrizione della puntata:
Paolo Migani
Incontro della serenità. Una trasmissione in dialogo con chi soffre.
Ben ritrovati con Paolo Migani all’ascolto della trasmissione Incontro della serenità sulle frequenze della Radio Vaticana. Oggi, insieme ai nostri due speakers Alessandra Petiti, Gian Berardino Carlucci. Rifletteremo sul ruolo della singola persona nel CVS, dell’incontro con l’altro e ricorderemo i dieci anni di beatificazione di monsignor Luigi Novarese attraverso le parole del cardinal Zuppi e attraverso degli appuntamenti che ci sono già stati, ma che ci fa piacere rimarcare.
Unici ed irripetibili, ma in comunione. Il programma formativo del Centro Volontari della Sofferenza trova il suo diretto interlocutore nella singola persona chiamata responsabilmente a svolgere un ruolo attivo nella Chiesa e nella società.
Gian Berardino
La singola persona è agente di apostolato nel CVS, non il singolo da solo, però, ma il singolo associato ad altre singole persone. Lo statuto precisa che il CVS è un’associazione, propone il gruppo d’avanguardia come spazio apostolico condiviso in cui ci sia posto per la preghiera e la riflessione personale, ma anche per la condivisione di obiettivi missionari, mettendo insieme appunto strategie di investimento personale e comunitario per poterli realizzare nella misura del possibile. Non per niente il Beato Novarese mandava le persone del gruppo a due a due sullo stile evangelico degli apostoli, perché nessuno credesse di poter agire da solo. Tuttavia, è di grande importanza la dimensione personale, perché nessuno è anonimo, ma tassello unico ed importante della grande azione carismatica affidata al CVS.
Alessandra
La singola persona è diretto interlocutore del programma formativo del CVS, è chiamato a svolgere un ruolo attivo nella Chiesa e nella società e a svolgerlo in modo responsabile. Non è poco e richiede una maturazione umana accurata. A volte, nonostante l’età cronologica avanzata, si resta infantili nelle scelte, negli atteggiamenti, nelle rivendicazioni. Il beato Novarese ha scritto molto sulla maturazione umana e spirituale, raccomandando agli associati di prendersi seriamente cura di se stessi, in modo da poter offrire agli altri gesti, pensieri, sentimenti educati e vagliati dal Vangelo. Certo, bisogna porre attenzione a una cura esagerata e distorta del sé, che è uno dei rischi attuali. Ne parla nel suo libro L’era del singolo, la filosofa e saggista Francesca Rigotti, dove evidenzia la realtà della persona singola come nuovo paradigma della nostra attuale società. La studiosa mostra l’evoluzione umana raccontando di un percorso che inizia dall’antichità, in cui gli uomini si sentivano parte di un tutto, passando dall’individualismo moderno in cui l’individuo diventa nucleo fondante dei diritti universali fino all’odierno singolarismo, in cui le persone si aspettano non ciò che tutti hanno a disposizione, ma qualcosa di speciale, non i prodotti di massa, ma qualcosa che faccia di ciascuno una singolarità esclusiva ed unica che lo distingue da tutti gli altri, se non noi stessi. Abbiamo comunque conoscenza di persone che si dedicano al culto del sé pubblicando sui social una immagine estetica perfetta di quello che sono e di quello che fanno.
Gian Berardino
Il singolarismo ha i suoi dettami su tutto sul cibo, sull’abitare, sui viaggi, sull’istruzione, sulle relazioni. Dopo aver accantonato definitivamente l’idea dell’uomo originariamente portatore di peccato e bisognoso di grazia per la salvezza, sempre più accogliamo quella in cui l’uomo è sostanzialmente buono per natura e in quanto creato ad immagine di Dio, è perfettamente in grado di distinguere il bene dal male e di salvarsi da solo. Su questa bontà originaria scrive Rigotti gli umani della società singolarizzata costruiscono la loro felicità, che diventa l’auto-realizzazione, il prodotto di una vita piena, unica e straordinaria, creata con le proprie forze, il proprio talento, il proprio merito. Le parole collettivistiche come appartenere, dovere, condividere insieme sono state progressivamente soppiantate da parole e frasi individualistiche. Insomma, un modello di società che ha tempo e cura solo per i vincenti, mentre si sgretolano le reti di sicurezza sociale e si disintegra il concetto di comunità. Come afferma Norina Herz, economista e consulente per multinazionali e organizzazioni non governative nel suo saggio “Il secolo della solitudine”, dove scrive che è necessario un cambio di mentalità, sforzarci di tornare cittadini invece di essere solo consumatori, passare da egoisti ad altruisti, da osservatori indifferenti a partecipanti attivi. Accettare che ciò che è meglio per la collettività a volte non coincide con il nostro immediato interesse personale.
Alessandra
Luigi Novarese ci ha insegnato a sentirci parte di un’associazione che si prende cura dei più deboli e dei più fragili. Se c’è un programma formativo del CVS che trova nel singolo il suo diretto interlocutore, questo stesso programma formativo ha come scopo quello di mettere ognuno alla sequela di Cristo, educato dalla Vergine Maria, a prendersi cura dell’umanità che ha smarrito le vie della comunione e della solidarietà. Soggetti responsabili e attivi e non, individui divisi in se stessi e separati dagli altri o in una comunione fittizia. La polifonia dei carismi e delle vocazioni che la comunità cristiana riconosce e accompagna – scrive il Papa nel Messaggio per la Giornata di preghiera per le vocazioni – ci aiuta a comprendere pienamente la nostra identità di cristiani come popolo di Dio in cammino per le strade del mondo, animati dallo Spirito Santo e inseriti come pietre vive nel corpo di Cristo. Ciascuno di noi si scopre membro di una grande famiglia, figlio del padre e fratello e sorella dei suoi simili. Non siamo isole chiuse in se stesse, ma siamo parti del tutto.
Paolo Migani
Non siamo isole chiuse, ci ricorda Alessandra. È vero. E nella canzone Scegliere di amare. Sottolineo proprio il fatto che se ci parliamo, se condividiamo, se ci amiamo, noi non saremo più isole ma veri amici. Scegliere di amare.
Canto:
Se canterai insieme a me. Sara per sempre domenica. E di un azzurro più intenso il nostro cielo si rivestirà. L’amore è dono di sé. È un cuore che si modifica. E la mia vita avrà un senso solo se amore sarà. Scegliere di amare questa umanità, questo brulichio. E scegliere di dare in piena libertà. Perché non scelgo io? E mentre il mondo va confuso nel brusio, io nella libertà respiro il mondo mio, perché la vera libertà è il respiro di Dio. Se parlerà insieme a me, visiteremo le nuvole, ci scopriremo più amici. Un’alba nuova ci colorerà e adesso so che con te. Noi non saremo più isole. Vivremo giorni felici solo se amore sarà. Scegliere di amare questa umanità tra questo brulichio e scegliere di dare piena libertà, perché lo scelgo io. E mentre il mondo va confuso nel brusio, io nella libertà respiro il mondo mio. Perché la vera libertà è il respiro di Dio. Scegliere di amare questa umanità. tra questo brulichio e scegliere di andare in piena libertà, perché lo scelgo io. E mentre il mondo va confuso nel brusio, io e la libertà respiro il mondo mio, perché la vera libertà è il respiro di Dio, è il respiro di Dio, è il respiro di Dio. Rimanete in me e io rimarrò in voi.
Un tempo in cui i telegiornali si riempiono di fatti di cronaca di una persona che ne elimina un’altra per motivi più futili. Sembra quasi che eliminare l’altro sia l’unico modo che mi permette di vivere meglio o semplicemente di vivere bene. Meglio soli che male accompagnati. Ma sarà proprio così? Nella storia del primo omicidio della storia umana, secondo il racconto della Genesi, Caino stava meglio dopo avere eliminato l’altro suo fratello? Lui che voleva l’attenzione incondizionata di Dio, l’ha avuta uccidendo il fratello Abele? Nel racconto sappiamo che egli era il destinatario esclusivo del dono della Parola di Dio. Tuttavia fissa l’attenzione soltanto nello sguardo di Dio che si posa sull’offerta di Abele, dimenticando che invece su di lui si era fermata l’attenzione della bocca di Dio. Se leggiamo bene il testo del racconto, Dio non rivolge la parola ad Abele, ma a Caino. Parola che non è, come a volte interpretiamo, un rimprovero, ma un invito a guardare il cuore, a sorvegliare le forze che motivano l’agire. Ogni atto che cerca di eliminare l’altro è più che un omicidio, un fratricidio di colui o colei che è mio fratello o sorella. Non elimino l’altro soltanto uccidendolo. Molte volte è molto più efficace l’indifferenza. Ho bisogno del fratello della sorella per vivere, perché non sono fatto per vivere da solo. Senza l’altro non posso fare esperienza di accoglienza e neppure il compimento di poter donare me stesso. Grazie perché ci sei.
Canto
Hanno beccato fratello prete. Hanno chiuso la bocca per sempre sottoterra. Hanno beccato fratello prete. Ci hanno chiuso la bocca ancora in questa stupida guerra. Perché era la bocca di Dio, era la Parola di Dio. Era l’anatema di Dio sopra di loro. Perché erano le labbra di Dio. Era l’espressione di Dio, la maledizione di Dio sopra di loro? L’hanno ammazzato perché dietro di te. Dietro a te si radunava un popolo ormai stanco. Stanco di subire la prepotenza delle tenebre di quei ricatti per cucirsi la bocca sottobanco. Ma quella bocca era la bocca di Dio, quella la parola di Dio, quello l’anatema di Dio sopra di loro. Quelle erano le labbra di Dio, quella l’espressione di Dio, la maledizione di Dio sopra di loro. Hanno braccato. Fratello prete. Ma non sanno gli uomini del buio che intorno a te come un coro ora spunterà il germoglio nuovo della vita ed il sangue uscito dalla tua bocca ricadrà. Su di loro. Perché era la bocca di Dio ed era la Parola di Dio. Era era l’anatema di Dio sopra di loro. Perché erano le labbra di Dio. Era l’espressione di Dio, la maledizione di Dio sopra di loro.
Paolo Migani
Dieci anni la beatificazione di monsignore nel ricordo del cardinal Zuppi. Durante l’omelia il cardinale ha enfatizzato l’attualità dell’insegnamento del beato Luigi Novarese sull’amore evangelico e l’importanza di affrontare la sofferenza con compassione.
Alessandra
È trascorso un anno dalle celebrazioni del decennale della beatificazione di Monsignore. E ancora a Casale si parla della messa in Duomo presieduta dal cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale Italiana e arcivescovo di Bologna.
Gian Berardino
Quanto amore qui da Casale si è sparso per il mondo attraverso don Luigi, attraverso i suoi amici e anche tutti quanti noi.
Alessandra
Così aveva detto Zuppi durante la funzione. Un grande ritratto del nostro Beato aveva accolto i fedeli all’ingresso della cattedrale di Sant’Evasio. All’esterno il maxischermo, mentre all’interno, collocati nelle navate laterali, gli schermi che hanno permesso ai fedeli di seguire nel migliore dei modi le fasi della celebrazione eucaristica di fronte all’altare a occupare le prime file non le autorità cittadine, ma una cinquantina di ammalati in carrozzella, come avrebbe voluto Monsignore. La cattedrale era gremita in ogni angolo. Centinaia i fedeli giunti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, per rendere onore al fondatore del Centro Volontari della Sofferenza e dei Silenziosi Operai della Croce. Esempio per il popolo di Dio nei secoli a venire. Così lo definì l’11 maggio 2013 nella basilica papale di San Paolo fuori le Mura, a Roma. Il cardinale Tarcisio Bertone, nel dare lettura della Lettera apostolica con la quale Papa Francesco iscriveva il nostro padre fondatore nell’albo dei Beati. A fianco dell’altare era collocata la statua di don Luigi in talare nera, una mano su una delle stampelle che lo sorreggevano durante la malattia, la croce nell’altra. L’omelia del cardinale Zuppi è stata ricca di spunti.
Gian Berardino
La santità di Novarese ha donato a tanti luce e consolazione. La vera consolazione che consiste nel sentire in noi l’amore del Padre e ci permette di affrontare la sofferenza. La santità di Novarese ci ricorda che nessuna opera d’amore verso gli altri va perduta. Mai. Il Signore non perde mai l’amore che viene donato.
Alessandra
Più volte il cardinale ha richiamato l’attenzione dei fedeli sull’attualità dell’insegnamento di don Luigi, sottolineando il valore terapeutico dell’amore evangelico.
Gian Berardino
Siamo una generazione che scappa dalla sofferenza, che cerca follemente il benessere a tutti i costi. Perché? Perché non sappiamo affrontare il male? Pensiamo che la vita sia il benessere, ma non è così. La vita è sconfiggere il male per stare davvero bene. È l’amore che ci fa stare davvero bene. L’amore che ci fa capire che nessuno deve essere lasciato solo nelle difficoltà. E sentire l’amore di Dio nella vita che permette a ciascuno di essere se stesso.
Alessandra
Da quel giorno è iniziata la mostra itinerante per tutta la Diocesi di Casale per far conoscere e approfondire la vita e le opere di Novarese. Nel mese di maggio, invece, l’esposizione, curata da sorella Eleonora Cocca, passerà alla diocesi di Vercelli e percorrerà durante l’anno le diverse comunità pastorali, partendo dalla cattedrale di Sant’Eusebio fino al Santuario del Trompone di Moncrivello, dove c’è la comunità e la casa di cura intitolata a Monsignore.
Canto
Madre, accanto a te c’è una speranza nuova. Madre vicino a te scopro la mia via. Quanta confusione c’è, La mia vita scivola. Ma se tu sarai con me. Riuscirò ad alzarmi ancora. Madre, accanto a te c’è una speranza nuova Madre vicino a te scopro la mia via, mi smarrisco nel viavai e ti cerco dove sei. Tu non mi abbandoni mai, dai sollievo ai miei dolori. Madre, accanto a te c’è una speranza nuova. Madre vicino a te scopro la mia via, la mia via.
Paolo Migani
Si conclude la trasmissione di quest’oggi, di cui ho curato i testi, le musiche e il montaggio. Paolo Migani vi saluta e vi do appuntamento a domenica prossima, sempre alle ore 14:30. A risentirci. Laudetur Iesus Christus.
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