Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI, intervenuti a Roma al primo festival internazionale sull'”Umano tutto intero” promosso dal network “Sui Tetti”. Ribadita l’esigenza dell’uomo di rapportarsi con l’altro e con Dio e l’importanza della testimonianza cristiana nell’annunciare con entusiasmo “la vita nuova”

La fede nel progresso tecnologico negli ultimi due secoli ha fatto perdere all’uomo lo sguardo su di sé e lo ha fatto identificare con le opere da lui prodotte, ma la creatura, come è scritto nella Gaudium et Spes, senza creatore svanisce. Ad affermarlo è il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, intervenuto all’incontro L’eccezione (antropologica) italiana per l’Europa e il mondo, nella giornata conclusiva della prima edizione del Festival dell’Umano tutto intero, organizzato dal network di associazione “Sui tetti – Pubblica agenzia sussidiaria e condivisa” sul tema “Ora! Orientarsi nei rischi antropologici” al Pio Sodalizio dei Piceni a Roma. Un’eccezione, ha spiegato il porporato, che è quella di promuovere la visione cristiana dell’uomo con l’entusiasmo di chi sa di dover dire la cosa più importante, cioè che “Gesù è vero Dio e vero uomo”.

L’illusione in un mondo migliore dopo la pandemia

È quindi la testimonianza cristiana di rendere visibile e accessibile la vita nuova, per il cardinale Parolin la risposta della Chiesa all’ineludibile questione antropologica dell’uomo e delle sue domande. Questo è ancor più vero a due anni dalla fine della pandemia, che si pensava avrebbe consegnato un mondo migliore, più essenziale e con più solidarietà. Una visione, ha detto Parolin, già crollata con il conflitto in Ucraina e aggravato con lo scoppio del conflitto israelo-palestinese. Oggi lo stile e la qualità della vita sono più frenetiche di prima, come testimonia l’aumento di nevrosi, e la terza guerra mondiale a pezzi preconizzata da Papa Francesco è sempre più grande.

Creare un argine all’AI

Ecco allora che l’uomo deve evitare di cadere in uno pseudoumanesimo dove c’è una libertà senza responsabilità, dove ci sono diritti senza doveri o che mancando di un fondamento solido e rischiano di essere orientati ideologicamente. Ne è un esempio quello dell’intelligenza artificiale, dove l’uomo arriva al paradosso di doversi difendere e creare un argine ad una sua invenzione

Zuppi: la dottrina sociale della Chiesa è per tutti

“Essere se stessi vuol dire essere gli uni per gli altri”, spiega invece il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, citando un intervento dell’allora cardinale Ratzinger e intervenendo all’incontro “Proporre, sui tetti, a tutti una ragione all’altezza dell’umano”, sul presente e il futuro dell’antropologia umana. L’arcivescovo di Bologna ha ribadito come in questa fase di inizio di “antropologia digitale” dimentichiamo che abbiamo fisicamente bisogno dell’altro, ma vogliamo farne a meno. L’altro, in determinati contesti, è diventato perfino qualcosa da eliminare. In questo senso, può essere un orientamento importante dato dalla dottrina sociale della Chiesa, definita da Zuppi come “larga” e “ragionevole”. Un insegnamento che è “per tutti” – “I cristiani non hanno l’esclusiva su Matteo 25!” dice il porporato con una battuta -, che non va solo studiato, ma anche vissuto nel quotidiano, “perché se non lo viviamo non interessa a nessuno”.

L’importanza delle cure palliative

La dignità della vita è molto legata alla dignità della morte, ha concluso Zuppi, ribadendo quanto sia fondamentale l’implementazione delle cure palliative. “Devono essere per tutte e diffuse”, ha affermato e per questo è necessario un impegno serio e un investimento economico importante. Tra i relatori dell’evento anche il Ministro italiano per la Famiglia, Eugenia Roccella, che ha ribadito come la maternità sia il punto fondamentale di ogni antropologia umana e non può essere messo in discussione da un discorso che mira a superare quelli che sono i limiti dell’umano.

La Chiesa deve provare a togliere le cause della povertà

A margine dell’evento, Zuppi ha commentato il rapporto della Caritas sulla povertà pubblicato oggi. “La povertà diventa cronica e quindi a maggior ragione richiede un impegno straordinario perché c’è tanta povertà ed è aumentata l’esclusione, sono aumentate le disuguaglianze e tantissimi sono sulla soglia della povertà, ha affermato, ribadendo, che “c’è bisogno di grande impegno di tutti, la Chiesa naturalmente farà la sua parte per essere vicino e anche per provare a togliere le cause, per riaprire tante possibilità di studio, di integrazione, di preparare il futuro, di accoglienza”. Sull’autonomia differenziata, ha aggiunto, il Consiglio permanente della Cei ha fatto un documento ufficiale. “Quello che dovevamo dire lo abbiamo detto, si vede che non ci hanno preso sul serio. Che dobbiamo fare?”, ha detto Zuppi, aggiungendo, parlando del premierato che se vogliamo che le riforme “durino devono avere un coinvolgimento di tutti. Cerchiamo di fare tutti quanti il possibile perché sia così”.