26 MAGGIO 1968: Discorso di Papa Paolo VI al Centro Volontari della Sofferenza in occasione del 20mo anniversario di apostolato, città del vaticano

Riserviamo il Nostro primo saluto, fra i componenti di questa grande e varia assemblea convenuta intorno all’alta­re di San Pietro, alla numerosa e commovente schiera dei “Volontari della Sofferenza”, a questa tanto singolare e mi­rabile associazione di fedeli segnati dal dolore e contrasse­gnati dall’amore. Vi salutiamo, figli carissimi, infermi e pa­zienti che Ci circondate e che Ci rappresentate i tanti vostri colleghi materialmente assenti, ma spiritualmente presenti a questo singolare e spirituale raduno; vi salutiamo con la considerazione, con la predilezione, con la compassione che le vostre pene meritano da parte Nostra, ministri come siamo e rappresentanti di quel Gesù, a cui fu misterioso de­stino e gloria incomparabile essere chiamato “l’uomo dei dolori ed esperto nella sofferenza” (Is. 53, 3); vi salutiamo ad uno ad uno, rammaricati di non poterCi appressare a ciascuno di voi, a causa del vostro numero e della misura del tempo a Noi concessa per questo incontro, ma tanto fortunati di avervi e di sentirvi a Noi vicini, di pregare con voi e per voi, di consolarvi per quanto Ci è possibile, di be­nedirvi tutti con pienezza di cuore. Cari, cari Nostri malati, doppiamente fratelli per la carità che a tutti dobbiamo e per il titolo particolare che obbliga il Nostro spirituale ufficio a considerarvi più degli altri partecipi del mistero della Croce e della Redenzione; cari Nostri figli, a cui il dolore conferi­sce una dignità che vi merita la preferenza della Nostra ca­rità, della Nostra affezione, della Nostra comunione; cari tesori della santa Chiesa, che voi beneficate con il vostro esempio di pazienza e di pietà, che voi consolate con il dono delle vostre sofferenze, che voi edificate con la vostra unione a Cristo crocifisso; cari pellegrini nel duro cammino verso il cielo, non con passo più lento e più stanco, quale farebbe supporre il vostro stato d’infermità fisica, ma con passo più spedito ed esemplare sul sentiero erto ed aspro, che al cielo conduce. Siate tutti da Noi salutati, nel nome del Signore e come da lui da Noi benedetti.

Il valore positivo del dolore cristiano

Noi vi dovremmo un lungo ed originale discorso: quello che una penetrante riflessione della vita cristiana suggeri­sce alla considerazione del dolore umano, specialmente se questo dolore, come il vostro, non è più respinto come un assurdo nemico della nostra vita, ma stranamente, eroicamente accolto come un fattore di perfezionamento morale e come un valore di mistico significato. Per il fatto che vi in­titolate “Volontari della Sofferenza”, voi questo discorso non solo già conoscete, ma vivete; e siamo così dispensati dal dirvi quanto sul tema che voi offrite alla considerazione di quanti vi incontrano e vi assistono, sarebbe, se non facile dire, doveroso almeno ricordare. “Volontari della Sofferen­za”! Questa è espressione sovrabbondante di significati! Pare a noi che essa concluda una lunga e non a tutti ovvia meditazione sul valore positivo del dolore cristiano. Dobbia­mo Noi ricordarvi la parentela che il dolore cristiano stringe fra il paziente e l’Agnello di Dio, Gesù Cristo che proprio mediante il dolore, e quale dolore quello della sua Passione, “ha cancellato il peccato del mondo” (Gv. 1, 29) e che asso­cia il paziente stesso a quel misterioso complemento, che, come dice l’apostolo, “manca alle sofferenze di Cristo” (Col. 1, 24)? Voi certo avrete percorso questo cammino del­la Croce più e più volte (ne abbiamo udito Noi stessi i canti del vostro pio esercizio compiuto ieri sera sulla Piazza San Pietro); e sapete quali siano le profondità di questa assimila­zione a Cristo mediante l’accettazione e la sublimazione della sofferenza. E nulla diciamo della ricchezza ascetica ch’essa nasconde e svela alle anime valorose, che ne fanno esercizio di forza morale, di padronanza di sè, di espiazione delle proprie colpe. Nulla della bellezza che un’anima disposata a Cristo nel connubio della sua Passione può acqui­stare mediante l’ardenza e la trasparenza dell’amore prova­to dal fuoco del dolore forte e silenzioso; nulla della sapien­za riservata a chi soffre sapendo ciò che l’umana saggezza assai difficilmente percepisce, non essere inutile la sofferen­za e non essere degradato, ma esaltato uno stato di vita im­molato al sacrificio e alla oblazione di sè al segreti, dolorosi, ma sempre buoni e fecondi disegni della divina volontà.

Apostoli di pace nella sincerità, giustizia, libertà e fratellanza

Voi le conoscete, figli carissimi, Volontari della soffe­renza, queste umili, ma luminose verità; a Noi non resta che esortarvi a perseverare nel vostro esercizio di pazienza e di oblazione, e a fare dei vostri cuori doloranti fisicamente e moralmente, dei silenziosi santuari di orazione di bontà.

E tanto è il valore che Noi dobbiamo riconoscere a codeste condizioni di fisica infermità, trasformata in spirituale efficienza, che pensiamo Noi stessi di profittarne, chieden­do a voi, figli e figlie del dolore cristiano, di fare Noi stessi partecipi dei vostri meriti, affinché il Signore Ci renda meno indegni di quanto siamo del servizio ch’Egli Ci ha af­fidato, ed affinché i grandi bisogni della Chiesa e del mon­do, i quali formano oggetto delle Nostre continue ed implo­ranti intenzioni, abbiano ad essere presenti parimenti nelle vostre intenzioni ed ottengano il prodigioso suffragio della orante oblazione dei vostri santificati dolori. Voi potete ben pensare quanto pesino sul Nostro cuore le agitazioni, le lot­te, le guerre, le competizioni, gli odi, che ora turbano la pace nel mondo e sembrano renderla oggi più difficile e quasi non sinceramente desiderata. Pregate “Volontari della Sofferenza”, per la pace, per la vera pace, nella sincerità, nella giustizia nella libertà e nella fratellanza.

Adesione alla Chiesa “Madre e Maestra” della nostra salvezza

Voi forse potete ciò che i potenti ed i saggi del mondo non riescono a conseguire. E poi per la Chiesa offrite al Si­gnore le vostre pene: mentre tante energie nuove e buone la risvegliano e la ringiovaniscono, troppe inquietudini la scuotono e la turbano, perché il Nostro cuore non sia tal­volta profondamente afflitto e attenda dal Signore ciò che tanti figli della Chiesa sembrano rifiutare a questa “Madre e Maestra” della nostra salvezza, vogliamo dire il senso del­l’adesione alla verità ch’ella ci custodisce e c’insegna, e la filiale gioia di seguirne i suoi precetti ed i suoi consigli: la fede e l’obbedienza hanno bisogno d’una reviviscenza in tanti figli della santa Chiesa, mentre essi sembrano talvolta farsi ingegnosi per ferire l’una e l’altra, dimenticando quali sacrosanti e vitali impegni ad essa ci leghino e quali esempi attendano i Fratelli cristiani da noi divisi per riaccostarsi fi­denti alla gaudiosa ed unica comunione voluta da Cristo.

“Volontari della Sofferenza”, ecco che Noi allarghiamo gli orizzonti della vostra visuale di generosità; non rifiutateCi il vostro prezioso dono di preghiera e di sacrificio; Noi ne faremo tesoro davanti al Signore; e siamo sicuri che voi, voi stessi per primi, ne avrete merito e ricompensa. Possa la Nostra Benedizione Apostolica esserne pegno sicuro.

Un pensiero speciale vada a quanti promuovono ed assistono cotesta provvida iniziativa, intesa a mettere in valore cristiano la sofferenza ed a tessere vincoli di unione organizzativa e spirituale ai Nostri malati; urla menzione dobbiamo avere per lo zelante Nostro Monsignor Luigi Novarese.

 

 

[Fonte: ASSODC, Fondo Novarese, Roma]