Alla veglia di preghiera per la pace promossa dai vescovi italiani in Vaticano, in occasione dell’Assemblea generale della CEI, il videomessaggio del Patriarca di Gerusalemme che ringrazia per la vicinanza. Il cardinale Zuppi, che a giugno si recherà in Terra Santa, osserva che “il male usa la complicità di tanti”. Ripete che la Chiesa è madre: “La dolce insistenza della preghiera con Maria ci fa essere insistenti nel cercare la via della pace per ricostruire la famiglia umana”
È una intensa veglia per la pace in Vaticano quella che segna la vigilia dei lavori della 79.ma assemblea generale dei vescovi italiani. Il cuore è stretto in particolare alle sorti della Terra Santa da dove giunge un videomessaggio del cardinale Pierbattista Pizzaballa che da giovedì scorso è visita alla piccola e tribolata comunità di Gaza.
Pizzaballa: la comunità di Gaza è colpita ma unita e forte
Nelle parole del Patriarca di Gerusalemme, che ha registrato il video nell’ufficio del parroco, il grazie alla Conferenza Episcopale Italiana della vicinanza alla piccola comunità che dice di aver trovato “molto colpita, anche concretamente, con diversi morti, ma molto unita e molto forte”. Il porporato sta riscontrando “tanto dolore e tanta sofferenza, ma non rabbia né rancore”. Precisa che “In certi momenti non si possono risolvere i problemi, ma bisogna esserci. Stare lì e dire che ci siamo”. Pizzaballa rassicura: “Stiamo facendo tutto il possibile per cercare di aiutare tutti, per venire fuori da questa situazione, perché questo circolo vizioso di violenza si possa interrompere quanto prima”. Il grazie speciale al cardinale Zuppi, presidente della CEI, è espresso per la scelta di recarsi a giugno in Terra Santa: “Grazie per aiutarci a vivere bene, per quanto possibile, da cristiani, da credenti, ma radicati nella terra e nella vita della gente, questo momento così difficile”. E infine, l’invito a pregare: “Pregate per noi e noi continueremo, per quanto possibile, nonostante tutto, in questa circostanza a pregare e ringraziarvi”.
Zuppi: Maria ci aiuti a essere testimoni e artigiani di pace
La processione dei presuli insieme con religiose e un gruppo di laici, uomini e donne, comincia all’ingresso del Sant’Uffizio con la monizione di Zuppi: “In questo tempo segnato da discordie e contrapposizioni, ci facciamo pellegrini di pace, per affidare alla Vergine Madre l’appello di riconciliazione tra i popoli che sale dall’umanità̀ intera. Invochiamo la sua materna intercessione perché ci aiuti ad essere sempre testimoni e artigiani di pace”. La supplica a Maria si esprime con il canto, la litania, l’orazione. Il corteo si snoda passando accanto all’Aula Paolo VI, sotto l’arco delle campane, poi entra in piazza san Pietro. I piedi su quel sagrato spoglio, implorante financo nel travertino. L’entrata in basilica è segnata dal suono dell’organo, così solenne, così accorato. “Madre, fiducia nostra” è il canto che risuona potente. Si chiede il conforto, il sostegno, la guida in un’epoca buia. Dall’altare della cattedra, il cardinale Zuppi si rivolge al Padre; sulla tomba di Pietro si sta levando il grido di pace che unisce i presuli a Papa Francesco: al centro c’è il desiderio di fraternità. “Sentiamo il peso degli orrori della guerra, delle tenebre di divisione, e delle campagne di odio che lacerano la convivenza tra i popoli in tante regioni del mondo”. Si invoca la preziosa intercessione della Vergine, “perché, liberi da ogni discordia e violenza, possiamo godere della tua pace”. La lettura del brano della visita dell’angelo Gabriele a Maria, nel racconto dell’apostolo Luca, dà l’inizio alla recita del Rosario meditato. I Misteri della Gioia sono scanditi da ciascuno con le coroncine che proprio dalla Terra Santa arrivano, frutto di quell’artigianato che rischia di spegnersi con l’infiammarsi della guerra.
La Chiesa è una madre. Shalom, pace, salam!
Nelle parole che il capo dei vescovi pronuncia alla fine della preghiera, la ripetizione continua: “La Chiesa è una madre”. In quanto tale, non può arrendersi alla logica terribile del male. “La Chiesa è una madre che porta nel suo cuore la sofferenza indicibile di tante madri che vogliono essere consoltare. La Chiesa è una madre che ci porta sotto ogni croce innalzata dalla follia dell’uomo. Vedere questa Madre che piange, stare con Lei aiuta noi a piangere e a vedere bene il dolore perché diventi invocazione”, dice il cardinale Zuppi. E aggiunge: “Maria sa che la speranza ha un prezzo”; e osserva come il male “usa la complicità di tanti e l’inerzia di tanti che pensano di avere sempre tempo”. Maria vede la sofferenza di tanti bambini e ci fa vedere che i piccoli giorno e notte invocano la pace. “La dolce insistenza della preghiera con Maria – chiosa ancora Zuppi – ci fa essere insistenti nel cercare la via della pace per ricostruire la famiglia umana”. Cita quanto ha detto il Papa a Verona sabato scorso: nessuno esiste senza gli altri. Invoca il Paraclito affinché consoli, illumini e ci renda forti per ricostruire la fraternità che il male tenta di dividere. La veglia si conclude con l’invocazione, da parte dell’intera assemblea, della pace anche in ebraico e arabo. “Mai più la guerra!” risuona in basilica. “Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre fratello, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen”.
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