L’Ascensione è una solennità liturgica comune a tutte le Chiese cristiane, che si celebra il quarantesimo giorno dopo la Pasqua di Resurrezione. Ne parlano già san Giovanni Crisostomo e sant’Agostino. Ma un’incisiva influenza per la sua diffusione la si deve probabilmente a san Gregorio di Nissa. Dato che questo giorno cade di giovedì, in molti Paesi la solennità è stata trasferita alla domenica successiva. Con l’Ascensione al cielo si conclude la presenza del “Cristo storico” e si inaugura il tempo della Chiesa.
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici]. Dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano (Mc 16,14-20).
Un nuovo orientamento
Il Vangelo di Marco si conclude con questo brano: è il congedo di Gesù dai suoi, il suo ritorno al Padre, con il quale si compie il Regno di Dio ed è per noi gioiosa garanzia che questo è anche il destino del nostro cammino. Gesù non è venuto solo per donarci un nuovo modo di vivere, ma perché questo nuovo modo di vivere ritrovasse orientamento e meta: le cose della terra diventano così per noi via al cielo e tutto, anche i momenti difficili e contradditori della vita, acquista un senso nuovo.
Come Lui, anche noi
L’Ascensione è certamente il compimento della vita terrena di Gesù, ma anche mistero della nostra vita, suggerisce la verità di noi: come Lui è salito al Cielo alla destra del Padre, così anche noi siamo fatti per questa “ascensione”, per questo ritorno al Padre. Tutta la creazione, ricorda san Paolo, “Attende con impazienza…per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rm 8, 19-20). Ma l’Ascensione di Gesù in corpo e anima ci dice anche che la nostra vita, anche nella sua corporeità, non è un ostacolo, ma è via per giungere al Cielo, ed è per questo che tutto ciò che siamo e facciamo è chiamato a farsi “offerta gradita a Dio”.
Un nuovo modo di esserci
Il testo degli Atti, ci offre alcune coordinate teologiche-spirituali per capire il mistero che celebriamo. Gesù “E’ stato assunto” – dice il testo degli Atti 1,11 – mettendo in evidenza che l’azione è di Dio; e la nuvola che “Lo sottrasse ai loro occhi” (v. 9) richiama l’immagine della nube del Sinai (Es 24,15), sopra la tenda dell’alleanza (Es 33,9), fino alla nube sul monte della Trasfigurazione (Mc 9,7). L’Assunzione di Gesù in cielo non è dunque un “distacco” ma un esserci in modo nuovo: questo spiega i discepoli “pieni di gioia” (Lc 24,52). In Gesù, morto, risorto e ora asceso, si sono aperte le porte del Cielo, della vita eterna. La “nube della fede” che avvolge oggi la nostra vita non è ostacolo, ma via attraverso la quale possiamo fare esperienza più viva e vera di Gesù, animati dalla certezza che se Lui è risorto e asceso al cielo, anche noi siamo chiamati alla stessa sorte, in quanto Lui è primizia (cfr 1Cor 15,20).
Chiesa in uscita
Questa attesa dell’ultimo giorno non va vissuta nell’ozio e neppure nel chiuso della propria casa, ma, ricorda Gesù, l’attesa va vissuta nell’impegno della missione, dilatata fino ai confini della terra: “Avrete forza dallo Spirito Santo…e mi sarete testimoni…fino agli estremi confini della terra” At 1, 8), forti della promessa di Gesù: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19), dove Gesù è il nostro Dio, il Dio-con-noi (cfr Es 3,12), l’Emmanuele (Mt 1,23; IS 7,14).
E anche se la fedeltà del discepolo troppe volte viene meno, la fedeltà di Dio nei suoi confronti non verrà mai meno: per questo il cammino della comunità e di ogni discepolo di Gesù risorto è sempre aperto a nuove prospettive e possibilità, poiché nulla è impossibile a Dio.
Preghiera
Cristo non ha mani,
ha soltanto le nostre mani
per fare oggi il suo lavoro.
Cristo non ha piedi,
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini
sui suoi sentieri.
Cristo non ha labbra,
ha soltanto le nostre labbra
per raccontare di sé agli uomini di oggi.
Cristo non ha mezzi,
ha soltanto il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé oggi.
Noi siamo l’unica Bibbia
che i popoli leggono ancora,
siamo l’ultimo messaggio di Dio
scritto in opere e parole.
(Il testo viene attribuito a Raoul Follereau mentre per altri è di un Anonimo fiammingo del XIV secolo)
Preghiera
Signore Gesù,
Tu, che nella tua ascensione
Hai colmato di gioia gli Undici,
rendici degni di tale gioia
in virtù della tua preghiera e della tua misericordia.
Signore Gesù,
Tu che nella tua ascensione
hai portato in cielo la nostra fragile umanità
e ci hai aperto la via che conduce al Cielo,
infondi in noi la gioia della serenità e della pace.
Signore Gesù,
Tu che salendo al cielo
ci hai rivestiti del dono dello Spirito Santo,
rendici tuoi testimoni dentro la vita quotidiana
narrando la gioia della tua Misericordia.
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