Questo che segue è il testo che l’autore leggerà alla Scala di Milano in occasione del concerto dell’Orchestra i cui strumenti ad archi sono stati realizzati nel carcere di Opera con il legno ripreso dalle barche dei migranti arenate sulle rive a causa dei naufragi e dell’indifferenza collettiva.
Un testo breve ma intenso, che emana dolore, senso di impotenza, un grido di speranza che desidera espandersi coinvolgendo i cuori di chi lo ascolta. Riflettiamo su queste parole, facciamole nostre tenendo sempre bene a mente che ogni uomo e donna sono sempre nostri fratelli. Fratelli da amare.
Vediamo se riuscite a
riconoscermi: puzzavo di
salsedine e di vomito quando
sono approdato a questa terra…
Non so se mi credete…io sono il
Legno venuto dal mare. Ero
sfinito, a pezzi, ricordate? Ma
in principio ero Dio e la mia
fibra, forte come il ferro.
Forse per questo, immagino, i
mercanti mi chiamano “Iron
Wood”. Loro non sanno che è
l’armonia la mia forza
segreta, e che il mio nome vero
è A-ZO-BE’.
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