Un cammino di felicità e significato insieme agli altri

 

Marta Couto, SOdC

 

Qualche giorno fa, in una riunione di pastorale universitaria, una giovane donna ha posto questa domanda. Stavamo vivendo un momento di condivisione chiamato “dubbi della fede”. Il mese scorso avevamo parlato dell’importanza dei dubbi ed è proprio in mezzo a questa riflessione che è nata questa domanda che riporto in queste pagine.

“Perché pensiamo che la sofferenza sia una cosa negativa?”, ha continuato. Il mio cuore è quasi balzato fuori dal petto, bruciando al pensiero del significato della mia vocazione. Questa ragazza di 19 anni ha toccato un aspetto centrale della mia vocazione di Silenziosa Operaia della Croce: il senso della vita nelle situazioni di sofferenza.

Ecco una domanda che vorrei porre anche a voi oggi. Ha senso vivere la sofferenza oggi?

La mia vocazione è stata profondamente segnata da questa domanda. E lo è ancora oggi. Incontrare, da un lato, persone che mi dimostrano un’enorme gioia e disponibilità a vivere in mezzo a situazioni di sofferenza e disabilità mi fa capire quanto sono piccola e che ho tanta strada da fare. Vorrei tanto imparare da loro a vivere pienamente la mia vita, integrando le mie fragilità e le mie sofferenze, consegnandole alla Madre perché le porti a Dio. Sì, Maria, nostra Madre, si è mostrata a me come questo “rifugio e cammino verso Dio”.

D’altra parte, mi si riempie il cuore quando incontro qualcuno che soffre e che mi dà l’onore di accompagnarlo nel suo cammino. E in quel viaggio, camminiamo insieme su sentieri di felicità e di pace. Sentire che una persona sofferente si allontana da me con rinnovata speranza mi fa capire che il Signore vuole ancora fare della mia piccolezza un seme del suo amore nelle vite sofferenti che incrociano il mio cammino.

“Ha senso la sofferenza oggi?” Non lo so… non ho ancora una risposta a questa domanda. E non credo che l’avrò mai. Tuttavia, posso dire senza dubbio che ha senso vivere SEMPRE, indipendentemente dalla sofferenza. Sento che il Signore mi chiama a questa vocazione di accompagnare le persone nelle loro situazioni di fragilità, facendomi compagna di viaggio, per scoprire insieme come fare della sofferenza un cammino di felicità. Sì, perché il Signore ci vuole profondamente felici! Su questo non ho dubbi!