Tratte dall’udienza con il personale in servizio nella Santa Sede per gli auguri di Natale

Oggi viviamo in un tempo che a volte appare ossessionato dall’apparire, tutti cercano di mettere in vetrina sé stessi. C’è il tempo del trucco – tutti si truccano, non solo la faccia, ma si truccano l’anima è questo è brutto – e cercando di mettere in vetrina sé stessi, apparire, specialmente attraverso i cosiddetti social. È un po’ come volere dei preziosi bicchieri di cristallo senza preoccuparsi che il vino sia buono. Il vino buono lo si beve in un vaso comune. Ma in famiglia le apparenze e le maschere non contano, in famiglia si sa tutto, o comunque durano poco; ciò che conta è che non venga a mancare il vino buono dell’amore, della tenerezza e della compassione reciproca.

Dio, piccolo seme che porta frutto

Egli è il Dio dei piccoli, il Dio degli ultimi e, con Lui, noi tutti impariamo la strada da seguire per entrare nel Regno di Dio: non una religiosità apparente e artificiale, ma il diventare piccoli come bambini.

L’amore non fa rumore

Lo viviamo nel nascondimento e nella piccolezza dei gesti quotidiani, nelle attenzioni che sappiamo scambiarci. Questo vi auguro: di essere attenti, nelle vostre case e nelle vostre famiglie, alle piccole cose di ogni giorno, ai piccoli gesti di gratitudine, alla premura del prendersi cura. Guardando il presepe possiamo immaginare la premura, la tenerezza di Maria e di Giuseppe per il Bambino che è nato. Voglio augurare questo stile a tutti voi.