La ricorrenza fu istituita venti anni fa, per accelerare la ratifica di una Convenzione pubblicata nel 1990 in seguito ad una tragedia avvenuta nel 1972 nel cuore dell’Europa. “La pandemia non deve farci dimenticare altre situazioni drammatiche, quali le violenze e gli abusi sulle persone migranti, perché come ci ha ricordato il Papa nessuno si salva da solo”, afferma nella nostra intervista padre Fabio Baggio, Sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano.

La Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie venne pubblicata esattamente trent’anni fa, il 18 dicembre 1990. Solo nel luglio 2003 è entrata però in vigore, dopo la ratifica di 20 Stati.  La Convenzione riconosce la specifica situazione di vulnerabilità dei lavoratori migranti e promuove condizioni di lavoro e di vita dignitose e legittime. Fornisce, inoltre, una guida per l’elaborazione di politiche nazionali in materia di migrazione basate sul rispetto dei diritti umani e propone una serie di disposizioni per combattere gli abusi e lo sfruttamento dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie nel corso del processo migratorio.

La ratifica 

Venti anni fa, dieci dopo la pubblicazione, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamò il 18 dicembre Giornata internazionale per i diritti dei migranti, come parte di una campagna globale per promuoverne la ratifica. Ad oggi, purtroppo, la Convenzione annovera solo 51 ratifiche, la quasi totalità delle quali da parte di Paesi di provenienza dei flussi migratori. Per queste nazioni, infatti, essa è uno strumento importante per proteggere i propri cittadini che vivono all’estero. Allo stesso tempo, gli stessi Paesi sono spesso anche luoghi di transito e destinazione dei lavoratori migranti di altre nazioni: in questo caso la Convenzione impone loro l’obbligo di proteggere i diritti dei migranti sul proprio territorio. Nessun Paese a forte immigrazione dell’Europa occidentale o del Nordamerica ha ancora firmato la Convenzione.

Il lavoro 

Nel suo preambolo, la Convenzione richiama alcune precedenti convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), come quella dei lavoratori migranti del 1949 e quella per l’abolizione del lavoro forzato del 1945. Sono inoltre richiamati altri trattati internazionali sui diritti umani, come la Convezione contro la discriminazione nell’educazione del 1960 adottata dall’Unesco, ed ancora la più recente Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, risalente al 2006. Più in generale la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie del 1990 ha come obiettivo primario quello di promuovere il rispetto dei diritti umani dei migranti che non sono solo lavoratori, ma prima di tutto sono esseri umani. Non a caso la “scintilla” che portò poi a questo testo è legata ad una tragedia che sconvolse l’opinione pubblica, ormai quasi mezzo secolo fa.