Riunione straordinaria dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

“Più del 66% delle donne con disabilità dichiara di essere stata vittima di violenza e più dell’87% dice di averla subita da chi gli è vicino e ha conquistato la sua fiducia”. Lo ha detto il ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, aprendo la riunione straordinaria dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità indetta in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne celebrata il 25 novembre.

“Tocchiamo oggi un tema difficile e subdolo come quello della violenza contro le donne – ha detto Locatelli – ancora più difficile da trattare quando parliamo di donne con disabilità, donne che qualche volta non riescono a rendersi conto di quello che stanno subendo e della portata psicologica della violenza”.

“È un tema attuale, frequentissimo e poco capito- ha sottolineato ancora il ministro- c’è un lavoro intenso da fare, un lavoro che è già partito da parte di ognuna delle associazioni qui presente ma che oggi deve partire in maniera ancora più convinta dall’Osservatorio. Credo che unire le forze su questo tema, anche a livello istituzionale- ha concluso il ministro- possa portare a toccare aspetti importanti, a partire dalla sensibilizzazione alla cultura del rispetto, una cultura che deve partire anche dai più piccoli”.

 

AL VIA IL GRUPPO DI LAVORO SULLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE CON DISABILITA’

“Istituiremo un gruppo di lavoro sulla questione della violenza contro le donne con disabilità in modo da fornire strumenti utili al comitato tecnico scientifico sulla violenza contro le donne, che ha il compito di disegnare le linee  guida generali sulla violenza”, ha annunciato poi il ministro Locatelli raccolto l’invito del ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, intervenuta a conclusione della riunione, sulla possibilità di far partire una collaborazione tra l’Osservatorio disabilità e l’Osservatorio sulla violenza contro le donne.

“Tutto quello che avete detto sarà oggetto di attenta presa in carico- ha detto il ministro Roccella rivolgendosi alle associazioni presenti- avete dato molti spunti di collaborazione e mi farà piacere lavorare insieme al ministro Locatelli”.

“La violenza sulle donne- ha continuato Roccella- non è dovuta a raptus isolati di singoli, ma soprattutto a uno squilibrio di potere, a una dominazione di un sesso sull’altro, ed è uno squilibrio tanto più forte quando le donne non hanno empowerment. E nel caso delle donne con disabilità è uno squilibrio al quadrato. Nei vari documenti che esistono abbiamo un’attenzione al tema della disabilità- ha continuato il ministro- ma è un tema immerso nella categoria più ampia delle fragilità, si perde di vista la specificità delle donne con disabilità rispetto alle condizioni di violenza ed è invece questo che dobbiamo far emergere”.

 

LA VOCE DELLE ASSOCIAZIONI

“Gli ultimi dati Istat, risalenti al 2014, ci dicono che la percentuale di donne con disabilità che ha subito violenza è maggiore rispetto a quella delle donne che non hanno disabilità. Raramente, però, chi ha una disabilità denuncia le violenze subite o si rivolge ai centri anti violenza”, ha sottolineato Silvia Cutrera, coordinatrice del Gruppo Donne della Fish, intervenendo alla riunione straordinaria dell’Osservatorio.

Secondo Marta Collu dell’Aics (Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo), “le donne con disabilità sperimentano la violenza 10 volte di più rispetto alle donne senza disabilità”. Una violenza che, spesso, come denunciato da più parti, resta confinata tra le mura domestiche. “Bisogna capire di più dei bisogni delle ragazze con disabilità, e delle persone in generale”, ha detto ancora Collu.

Importante per far emergere questi fenomeni è anche “una formazione strutturata e continuativa degli operatori, anche delle forze dell’ordine, che affronti le specificità delle varie disabilità”, come ha evidenziato nel suo intervento Linda Legname dell’Uici.

Importante comunicare, farsi capire, arrivare anche a chi non sente, non vede o ha difficoltà intellettive. “Per le donne sorde, nei centri anti violenza e nelle case rifugio, mancano spesso interpreti e mediatori”, ha sottolineato nel corso della riunione l’Ens. “Così come il numero antiviolenza 1522 non è del tutto accessibile: una persona sorda non riesce a comunicare attraverso una video chiamata se l’operatrice non conosce la lingua dei segni”. Criticità chiare, messe in evidenza anche da Paola Salerno della Croce Rossa che nel corso del suo intervento ha sottolineato come i numeri della violenza siano in aumento: “Nel 2022 la Croce Rossa ha assistito circa 600 donne vittime di violenza, nel 2023, ad agosto, siamo già a quota 500”. Dall’altro lato però “in 10 anni in un nostro centro anti violenza si sono rivolte solo due donne con disabilità- ha detto Salerno- segno sia di una mancata informazione e sensibilizzazione sulla possibilità di rivolgersi a determinate strutture per la presa in carico, sia della mancanza di autonomia di queste donne, che magari non possono muoversi liberamente da sole, perché dipendenti dai loro caregiver”.

 

I DATI ISTAT

“Dal 2017 l’Istat, insieme al Dipartimento per le pari opportunità, ha implementato le indagini sulle caratteristiche dei centri anti violenza e dell’utenza che si rivolge a questi centri. Gli ultimi dati disponibili ci dicono che è pari all’11% la percentuale di donne con disabilità (motoria, intellettiva o di altro tipo) che ha iniziato un percorso di uscita dai centri anti violenza”, ha sottolineato Alessandra Battisti, ricercatrice Istat, intervenendo alla riunione.

“Sono il 30% i centri anti violenza che organizzano incontri formativi sull’accoglienza delle donne con disabilità, come previsto dalla Convenzione di Istanbul- ha continuato Battisti- ma sono pochi invece (solo il 18%) quelli che preparano materiale informativo accessibile” a ogni tipo di disabilità.

Dal punto di vista delle barriere architettoniche Battisti ha sottolineato che “il 50% delle case rifugio ha adottato dispositivi per l’abbattimento barriere architettoniche ma solo il 15% di queste fanno formazione per l’accoglienza delle donne con disabilità”.

Battisti ha infine sottolineato che “i dati sulla violenza di genere sono sicuramente datati ma l’Istat l’anno prossimo invierà una nuova indagine sulla violenza, con dati standardizzati a livello europeo, che consentirà anche di fare confronti e andare in dettaglio sul tipo di disabilità delle donne coinvolte nelle violenze”.