Più esposte rispetto alle altre, le donne con disabilità sono maggiormente a rischio di violenza. Quali sono i campanelli d’allarme, quali le dinamiche che possono innescarsi in questi casi e come agire
L’Italia è ancora scossa dal terribile femminicidio della giovane Giulia Cecchettin, ventiduenne della provincia di Padova uccisa brutalmente dal suo ex fidanzato che si è poi dato alla fuga, prima di essere fermato in Germania. Tante e troppe Giulia in questi anni sono state assassinate, nel nostro Paese, per mano di uomini che non accettavano una separazione o che consideravano la compagna una loro proprietà, che erano convinti di essere “solo un po’ gelosi”.
Mai come ora è necessario e vitale dare corso a quella scintilla di rabbia, domande, rivendicazioni, che si è accesa in questi giorni nell’opinione pubblica, sconvolta da questo ennesimo caso di violenza di genere, e pronta a interrogarsi su ciò che ci circonda e su ciò che formiamo come società. Quali sono le nostre responsabilità, quali sono gli strumenti che abbiamo – per difenderci da un lato e cambiare le cose dall’altro – e cosa possiamo e dobbiamo fare per sradicare questa cultura della sopraffazione, del non rispetto, del possesso e della violenza di genere che annienta le donne.
VIOLENZA CONTRO DONNE CON DISABILITÀ
E quando parliamo di donne parliamo di ragazze, giovani, adulte, anziane, donne malate, anche donne disabili. Rispetto alla disabilità, la violenza di genere è una doppia violenza, perchè fa leva su condizioni di fragilità (una disabilità mentale, una limitazione fisica o sensoriale), che mettono la vittima in ulteriore subordinazione, senza possibilità di difesa. I dati ISTAT rilevano che per le donne con disabilità il rischio di subire stupri è doppio rispetto alle donne senza disabilità (il 10% contro il 4,7%).
Coscienza di ciò che è violenza
Fondamentale è comprendere cosa è violenza. Gli abusi, ricordiamolo, non sono solo le botte. Gli abusi possono essere anche psicologici, verbali, economici: non necessariamente fisici. Gli abusi sono anche la limitazione della libertà, la negazione della dignità come persona, il mobbing, anche la stessa indifferenza, a volte. Sono tutti quei casi in cui la dignità della persona viene calpestata e offesa.
Educazione e informazione
Trattare l’argomento e dedicare spazio a ciò che significa violenza vuole dire dare alle donne degli strumenti per mettersi al riparo e chiedere aiuto. Per essere prima di tutto in grado di distinguere situazioni normali da violenza, nel caso di disabilità intellettive è fondamentale educare al tema della sessualità le ragazze e le donne, non solo spiegando ma anche dando spazio alle loro emozioni e pulsioni. Allo stesso tempo, è fondamentale mettere in atto strategie che consentano anche a chi non può comunicare verbalmente, di esprimere un proprio malessere o una situazione di pericolo.
Dipendenza assistenziale
Per una donna con disabilità può essere difficile denunciare anche per altri motivi, soprattutto quando l’abusante sia il proprio caregiver o la persona che si prende cura di lei. Pur essendo consapevole degli abusi di cui è vittima, può scattare un meccanismo psicologico di dipendenza: “se denuncio perdo chi si prende cura dime. E io ne ho bisogno”. Spiegano quindi gli esperti che è fondamentale intervenire sull’informazione e sulla costruzione di autonomia e autostima nelle donne con disabilità, di consapevolezza dei propri diritti, di conoscenza del proprio valore attraverso misure di autodeterminazione.
Le violenze invisibili
A causa della loro condizione, le donne con disabilità possono quindi essere più facilmente preda di violenze fisiche, rispetto a donne senza disabilità. Ma sono anche le violenze invisibili a farne le vittime più indifese.
Come riconoscerle? Guardando in faccia certe situazioni per quelle che sono:
È violenza quando chi dovrebbe assisterci ci offende usando la nostra disabilità;
È violenza quando chi dovrebbe assisterci ci tratta come un oggetto di cui scherzare;
È violenza quando chi ci assiste ci fa sentire un peso.
L’intorno deve avere occhi e orecchie
Anche tutte le persone che stanno intorno alla persona con disabilità hanno la responsabilità di essere accorte, di notare se qualcosa nella persona cambia o non va, soprattutto nel caso in cui la donna abbia disabilità che ne compromettono la facoltà di comunicazione. Dobbiamo essere accorti a intercettare qualsiasi indizio: non solo segni di violenze sul corpo, ma anche cambi di umore o nello stile di vita. In questi casi va assolutamente ascoltato il campanello d’allarme e approfondita la situazione: in questi casi la donna va ascolta a e accolta, capita e creduta.
A chi rivolgersi
Se siamo vittime di violenza o stalking chiediamo aiuto e denunciamo. Confidiamoci con amici, operatori, genitori, familiari. Rivolgiamoci agli enti preposti. Possiamo chiamare il numero verde 1522 sia da rete fissa che mobile: è gratuito e attivo 24 h su 24, disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo e accoglie le telefonate con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking
Si può anche chattare con le operatrici attraverso l’App 1522, disponibile su IOS e Android, o il sito ufficiale del numero anti violenza e anti stalking 1522. Denunciare è fondamentale per fermare le violenze.
[Fonte: disabili.com]
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