E’ una storia ormai datata, ma le date vanno oltre le regole imposte dal tempo e dal sistema mediatico. Troppo spesso si tende a dimenticare soprattutto ciò che non si tollera a livello personale, a livello interiore. A ritornare su certi eventi però – per quanto tragici e dolorosi –  può far bene allo spirito proprio perché ciò che genera sofferenza non ha tempo, è sempre attuale, sempre aderente al doloroso periodo che stiamo vivendo.

Nel 2015 un ragazzo emigrato dal Mali è annegato in mare portando con sé solo una pagella con tutti pieni voti.

È tornata a circolare in questi giorni, soprattutto in rete, la triste storia , amara e allo stesso tempo disarmante del bambino maliano morto annegato nel mar Mediterraneo durante una traversata nel tentativo di giungere in Europa: il ragazzo, la cui età stimata era di 14 anni, aveva con sé, arrotolata nella tasca interna del giubbotto, una pagella scolastica con tutti 10 come unico documento trovatogli addosso.

Probabilmente, nelle intenzioni del ragazzo, quella pagella sarebbe dovuta essere la sua chiave d’ingresso per l’Europa, il lascia passare che gli avrebbe consentito di essere accettato come una persona seria, valida. Ma quel bambino, come molti altri, sulle coste di quel continente che rappresentava la salvezza non è mai riuscito ad arrivarci: come lui nel Ventunesimo secolo almeno 30mila migranti sono morti annegati nelle acque che separano l’Africa da Malta, da Lampedusa, dalla Grecia e dalla Spagna, e non meno di duemila secondo i dati dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), soltanto nel 2018.

Le mille storie dei naufraghi senza volto

La vicenda in questione però risale in realtà al 2015, quando il numero di sbarchi era ancora maggiore rispetto a oggi: a noi arriva soltanto oggi perché a raccontarla è un libro, Naufraghi senza volto, edito da Raffaello Cortina editore alla fine del 2018, e a riprenderla è stato il vignettista Makkox (Marco Dambrosio) per il quotidiano Il Foglio. Questa la testimonianza della dottoressa Cristina Cattaneo, medico legale, che trova una pagella piegata con cura, cucita nella povera tasca di un quattordicenne proveniente dal Mali, affogato durante il passaggio nel mediterraneo.

Mentre tastavo la giacca, sentii qualcosa di duro e quadrato. Tagliammo dall’interno per recuperare, senza danneggiarla, qualunque cosa fosse. Mi ritrovai in mano un piccolo plico di carta composto da diversi strati. Cercai di dispiegarli senza romperli e poi lessi: Bulletin scolaire e, in colonna, le parole un po’ sbiadite mathematiques, sciences physiques… Era una pagella. ‘Una pagella’, qualcuno di noi ripeté a voce alta. Pensammo tutti la stessa cosa, ne sono sicura: con quali aspettative questo giovane adolescente del Mali aveva con tanta cura nascosto un documento così prezioso per il suo futuro, che mostrava i suoi sforzi, le sue capacità nello studio, e che pensava gli avrebbe aperto chissà quali porte di una scuola italiana o europea, ormai ridotto a poche pagine scolorite intrise di acqua marcia?”.

Un bambino alla ricerca di un futuro, un barcone di migranti e una fine che non ha nulla di lieto.

L’illustratore Makkox, ha realizzato per questo bambino una vignetta che mostra un ragazzino seduto sul fondo del mare intento a mostrare la sua pagella ad un polipo.

“Tutti dieci…una perla rara”, è il commento dell’animale marino nel leggere i voti che quel bambino ha tanto orgogliosamente portato con sé, come a voler dimostrare di essere bravo, di essere degno di stare in Italia.

Storie di vita, sofferenza e morte che comunque ci devono sempre orientare verso una speranza che non deve essere un’utopia asfittica, illusoria ma, come diceva lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano fatta di piccoli passi: L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare… verso una speranza certa.