Ogni domenica un versetto poetico. Per andare oltre il visibile. Perché le parole trasformano il mondo.
A cura di Maria Teresa Neato
In questa domenica che coincide con la festa di San Giuseppe, non una poesia ma un testo poetico dell’indimenticabile don Tonino Bello.
Antonio Bello (18 marzo 1935, Alessano -20 aprile 1993, Molfetta), meglio conosciuto come don Tonino, è stato un vescovo cattolico italiano. La Congregazione delle cause dei santi ne ha avviato il processo di beatificazione. È stato dichiarato venerabile il 25 novembre 2021 da papa Francesco.
“Dimmi, Giuseppe, quand’è che hai conosciuto Maria?
Forse un mattino di primavera, mentre tornava dalla fontana del villaggio con l’anfora sul capo
e con la mano sul fianco, snello come lo stelo di un fiordaliso?
O forse un giorno di sabato, mentre con le fanciulle di Nazareth conversava in disparte, sotto l’arco della sinagoga? (…)
Quando ti ha ricambiato il sorriso e ti ha sfiorato il capo con la prima carezza, che forse era la sua prima benedizione e
tu non lo sapevi?
E la notte tu hai intriso il cuscino con lacrime di felicità (…)
Poi una notte hai preso il coraggio a due mani e sei andato sotto la sua finestra, profumata di basilico e di menta e le hai
cantato sommessamente le strofe del Cantico dei Cantici: “Alzati amica mia, mia bella e vieni, perché ecco, l’inverno è
passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato, e la voce della
tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza.
Alzati amica mia, mia bella e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso, fammi sentire la tuia voce, perché la tua voce è soave e il tuo viso è leggiadro”.
E la tua amica, la tua bella si è alzata davvero, è venuta sulla strada, facendoti trasalire, ti ha preso la mano nella sua e
mentre il cuore ti scoppiava nel petto, ti ha confidato lì, sotto le stelle, un grande segreto.
Solo tu, il sognatore, potevi capirla. Ti ha parlato di Jahvè. Di un angelo del Signore. Di un mistero nascosto nei secoli e
ora nascosto nel suo grembo. Di un progetto più grande dell’universo e più alto del firmamento che vi sovrastava.
Poi ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio e di dimenticarla per sempre.
Fu allora che la stringesti per la prima volta al cuore e le dicesti tremando: “Per me, rinuncio volentieri ai miei piani.
Voglio condividere i tuoi, Maria, purché mi faccia stare con te”. Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una
carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente.(…)
Ma io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere
il progetto del Signore. Lei ha puntato tutto sull’onnipotenza del Creatore. Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura. Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza. La carità ha fatto il resto in te e in lei”.
Commento
Don Tonino Bello era stracolmo della Bellezza di Dio, del Creato, dell’Uomo. Al punto da strariparne in poesia: nei suoi scritti, ed ogni volta che parlava ai fedeli, alla gente… entrando nel canale dell’Amore.
Oggi, possiamo cogliere qualcosa del suo mondo interiore dalle parole dedicate a San Giuseppe. Scrive in prosa… ma le sue parole, unite al più stupendo poema d’Amore di tutti i tempi, sono pura lirica di sentimenti scaturiti da limpida, profonda contemplazione della Parola.
Scrivi un commento