“Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!”.
Sono le parole, commosse e conclusive, di Papa Francesco nell’omelia al funerale del suo predecessore. Una relazione fatta di rispetto e devozione reciproca, ascolto e discernimento che ha guidati il Papa vigente e il Papa emerito a guidare la Chiesa in una transizione epocale difficile e tuttora alla ricerca di un volto contemporaneo radicato nella fedeltà ma aperto su nuovi scenari di fede.

Del papa “umile lavorate nella vigna del Signore” Francesco sottolinea la “dedizione orante sostenuta dallo consolazione dello Spirito”, la “mitezza capace di capire, accogliere, sperare e scommettere al di là delle incomprensioni che ciò può suscitare”, la “fecondità invisibile e inafferrabile, che nasce dal sapere in quali mani si è posta la fiducia”, la “fiducia orante e adoratrice, capace di interpretare le azioni del pastore e adattare il suo cuore e le sue decisioni ai tempi di Dio, la “testimonianza feconda di coloro che, come Maria, rimangono in molti modi ai piedi della croce, in quella pace dolorosa ma robusta che non aggredisce né assoggetta”, la “speranza ostinata ma paziente che il Signore compirà la sua promessa”.

Un elogio discreto e affettuoso, addolorato e grato di un Papa che perde “un amico” che ha saputo offrire e lui “compagnia spirituale”, e alla chiesa una preghiera durevole.

Anche noi, insieme al Papa e a tutti i fedeli “siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; e vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni”.