Nella Domenica della Parola il Papa centra la sua riflessione sulla vicinanza di Dio, sulla missione che inizia dall’ascolto, sulla realtà che investe chi vuole obbedirle. “Al centro della vita del popolo santo di Dio e del cammino della fede non ci siamo noi, con le nostre parole. Al centro c’è Dio con la sua Parola. Tutto ha avuto inizio dalla Parola che Dio ci ha rivolto”. E poiché la parola si è fatta carne in Gesù, egli ci svela “il volto di Dio come di Colui che si prende cura della nostra povertà ed ha a cuore il nostro destino. Non è un padrone arroccato nei cieli ma un Padre che segue i nostri passi. Non è un freddo osservatore distaccato e impassibile, un Dio “matematico”. È il Dio-con-noi, che si appassiona alla nostra vita e si coinvolge fino a piangere le nostre lacrime”.
Una vicinanza “compassionevole e tenera” dice Papa Francesco che “vuole sollevarti dai pesi che ti schiacciano, vuole riscaldare il freddo dei tuoi inverni, vuole illuminare le tue giornate oscure, vuole sostenere i tuoi passi incerti. E lo fa con la sua Parola, con la quale ti parla per riaccendere la speranza dentro le ceneri delle tue paure, per farti ritrovare la gioia nei labirinti delle tue tristezze, per riempire di speranza l’amarezza delle solitudini”.
Ed ecco una domanda vitale: “Fratelli, sorelle, chiediamoci: portiamo dentro al cuore questa immagine liberante di Dio, il Dio vicino, il Dio compassionevole, il Dio tenero? Oppure lo pensiamo come un giudice rigoroso, un rigido doganiere della nostra vita? La nostra è una fede che genera speranza e gioia è ancora zavorrata dalla paura, una fede paurosa? Quale volto di Dio annunciamo nella Chiesa? Il Salvatore che libera e guarisce o il Dio Temibile che schiaccia sotto i sensi di colpa?”.
Non dobbiamo avere paura perché “per convertirci al vero Dio, Gesù ci indica da dove partire: dalla Parola. Essa, raccontandoci la storia d’amore di Dio per noi, ci libera dalle paure e dai preconcetti su di Lui, che spengono la gioia della fede”.
Il Papa poi offre una bella lista di opere che la Parola di Dio compie:
“Abbatte i falsi idoli, smaschera le nostre proiezioni,
distrugge le rappresentazioni troppo umane di Dio,
ci riporta al suo volto vero, alla sua misericordia.
La Parola di Dio nutre e rinnova la fede.
Ci porta all’uomo, quando scopriamo che Dio è amore compassionevole
e vinciamo la tentazione di chiuderci in una religiosità sacrale,
che si riduce a culto esteriore, che non tocca e non trasforma la vita
La Parola di Dio ci cambia penetrando nell’anima come una spada,
ci provoca e scuote, riportandoci alle nostre contraddizioni.
Ci mette in crisi. Non ci lascia tranquilli,
se a pagare il prezzo di questa tranquillità
è un mondo lacerato dall’ingiustizia e dalla fame,
e a farne le spese sono sempre i più deboli.
Ci invita a uscire allo scoperto,
a non nasconderci dietro la complessità dei problemi,
dietro il “non c’è niente da fare”, “è un problema loro”,
“è un problema suo”,
o il “che cosa posso farci io?”, “lasciamoli lì”.
Ci esorta ad agire, a unire il culto di Dio e la cura dell’uomo.
Perché la sacra Scrittura non ci è stata data per intrattenerci,
per coccolarci in una spiritualità angelica,
ma per uscire incontro agli altri e accostarci alle loro ferite.
Non ci astrae dalla vita, ma ci immette nella vita,
nelle situazioni di tutti i giorni,
nell’ascolto delle sofferenze dei fratelli, del grido dei poveri,
delle violenze e delle ingiustizie che feriscono la società e il pianeta,
per non essere cristiani indifferenti,
ma operosi, cristiani creativi, cristiani profetici”.
Ed ecco l’altra domanda vitale: “Chiediamoci allora: vogliamo imitare Gesù, diventare ministri di liberazione e di consolazione per gli altri, attuare la Parola? Vogliamo questo? Perciò, appassioniamoci alla Sacra Scrittura, lasciamoci scavare dentro dalla Parola, che svela la novità di Dio e porta ad amare gli altri senza stancarsi. Rimettiamo la Parola di Dio al centro della pastorale e della vita della Chiesa! Ascoltiamola, preghiamola, mettiamola in pratica”.
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