Nel suo difficile e coraggioso viaggio in Iraq, Papa Francesco non si stanca di parlare a tutti di fraternità. Lo fa nei tre importanti incontri che ha avuto nella giornata di ieri, 5 marzo.

Nell’incontrare i vescovi, i sacerdoti e i consacrati nella Cattedrale Siro-Cattolica di “Nostra Signora della Salvezza” a Baghdad, utilizza la metafora del tappeto: “Penso all’immagine familiare di un tappeto. Le diverse Chiese presenti in Iraq, ognuna con il suo secolare patrimonio storico, liturgico e spirituale, sono come tanti singoli fili colorati che, intrecciati insieme, compongono un unico, bellissimo tappeto, che non solo attesta la nostra fraternità, ma rimanda anche alla sua fonte. Perché Dio stesso è l’artista che ha ideato questo tappeto, che lo tesse con pazienza e lo rammenda con cura, volendoci sempre tra noi ben intrecciati, come suoi figli e figlie”.

Perciò, no “a ogni tipo di egocentrismo e di competizione”, sì alla “comunione universale e ci chiama a formare una comunità di fratelli e sorelle che si accolgono e si prendono cura gli uni degli altri”.

Nell’incontro che ha avuto Palazzo Presidenziale a Baghdad con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico, ha ribadito che “la coesistenza fraterna ha bisogno del dialogo paziente e sincero, tutelato dalla giustizia e dal rispetto del diritto. Non un compito facile: richiede fatica e impegno da parte di tutti per superare rivalità e contrapposizioni, e parlarsi a partire dall’identità più profonda che abbiamo, quella di figli dell’unico Dio e Creatore”.

La solidarietà, aggiunge, “è una virtù che ci porta a compiere gesti concreti di cura e di servizio, con particolare riguardo per i più vulnerabili e bisognosi”.

Infine, nell’incontro interreligioso che si è svolto nella Piana di Ur, il Papa offre un bellissimo e poetico discorso sull’unità, invitando a guardare il cielo e le stelle. “Da questo luogo sorgivo di fede, dalla terra del nostro padre Abramo, affermiamo che Dio è misericordioso e che l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione”.

E conclude con la preghiera del noi: “Noi, fratelli e sorelle di diverse religioni, ci siamo trovati qui, a casa, e da qui, insieme, vogliamo impegnarci perché si realizzi il sogno di Dio: che la famiglia umana diventi ospitale e accogliente verso tutti i suoi figli; che, guardando il medesimo cielo, cammini in pace sulla stessa terra”.