Il parroco, padre Abramo Camisani, nel suo saluto al vescovo e nel tratteggiare lievemente la figura di Angiolino, ha esortato i presenti a «fare fiducia», è creare «spazi di speranza».
“La vita e la passione della malattia di Angiolino sono una terapia di letizia e di bellezza di non poco conto. Un adolescente, – ha sottolineato padre Abramo –, per sua natura aperto ai sogni della vita, desideroso di assaporare conquiste e giorni di felicità che, trovandosi investito della responsabilità di una malattia senza possibilità di fuga, si lascia trasformare dalla fede fino a consacrarsi per vivere e continuare il silenzioso lavoro del Crocifisso suscita almeno un poco di commosso stupore”.
Angolino Bonetta nasce il 14 settembre 1948 a Cigole. Ha una personalità dedita alla socializzazione e alla gioia di vivere. Il messaggio religioso per lui non è una chiacchiera, ma va costituendo la modalità della sua condotta. A tredici anni è colpito da una forma tumorale e il 2 maggio del ’61 gli viene amputata la gamba destra. Lo caratterizza la resilienza: il dolore non gli impedisce di vivere la vita nel miglior modo possibile, soprattutto non lo trattiene dall’onorarla con la gioia. Angiolino è sempre risoluto, offre tutto “per la conversione dei peccatori, per i medici del reparto e per una famiglia abbastanza cattiva che conosco”.
Angiolino, che prende parte a vari raduni e a Re agli Esercizi spirituali, non smarrisce mai l’umorismo, è da sprone a vivere la malattia con serenità e come opportunità. È legatissimo al rosario, la preghiera fa la differenza nel vivere la malattia, ne scopre la forza, nella Madonna riceve forza, coraggio e tranquillità. Presto le metastasi prendono tutto l’organismo e in particolare i polmoni.
Nonostante i soli 13 anni, il 21 settembre fa i voti di povertà, castità, ubbidienza ed è accolto tra i Silenziosi Operai della Croce. Il 28 gennaio 1963 muore.
“Quando mamma Giulia gli suggerisce di chiedere alla Madonna di guarirlo, – ha continuato padre Abramo – Angiolino senza esitazione risponde che lui dalla Madre di Dio, desidera solo il miracolo di poter «farsi santo». La sua idea di santità, come pienezza di felicità, lo porta a «fare fiducia» nel cuore dei molti ammalati che lo incontrano; a saper orientare lo sguardo dei suoi compaesani verso ciò che vale ed è Colui che «solo è necessario»; ad insegnare con l’offerta del suo dolore che «osare vivere per amore» è cosa migliore che sedere nelle corti delle imprecazioni contro Dio e delle lamentele verso l’uomo”.
Anche don Luigi Garosio dei Silenziosi Operai della Croce ha partecipato alla cerimonia commemorativa, inviandoci alcune sue riflessioni che volentieri pubblichiamo.
Lunedì 28 gennaio: le strade di Cigole nonostante il freddo e l’ora, si animano. Per le ore 19,15 la comunità parrocchiale è stata invitata a partecipare alla preghiera del santo rosario seguita dalla celebrazione dell’Eucarestia presieduta dal vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada. Il parroco della chiesa di San Martino, don Abramo, ha voluto che quest’anno l’anniversario della morte del servo di Dio, Angiolino Bonetta desse la possibilità a più numerosi fedeli di esprimere la loro gratitudine al Signore per aver benedetto la Chiesa di Cigole con il dono della testimonianza di “Angiolino Bonetta: un ragazzo che seppe soffrire” come ebbe a titolare la biografia il famoso Padre Domenico Mondrone S.J.
In effetti la chiesa in breve si è gremita, il gruppo dei chierichetti per il servizio all’altare puntuale e numeroso, la corale dietro l’altare ben ordinata e motivata, fa le ultime prove. L’osservatore attento al tratto della carità e della fede che i fedeli si scambiano, è indotto alla considerazione: quanto è bella, gioiosa e ancorata a valori impareggiabili la Chiesa di Dio!
Bisogna riconoscere che la comunità di Cigole, guidata dal suo parroco, evidentemente sacerdote entusiasta del suo sacerdozio, vibra di gioia e trasmette un’armonia indicibile; sente che Dio è ancora e sempre vicino all’uomo, e mostra la Sua Santità in un figlio di questa terra, un semplice adolescente: Angiolino Bonetta.
Sentirsi così avvicinati da Dio produce nei cuori il senso, da troppi quasi dimenticato, della gratitudine al Signore della vita e della gioia, Padre ricco di grazia e misericordia. I volti sono illuminati dalla luce dello Spirito e l’arrivo del Vescovo è salutato festosamente. Il Pastore sosta in raccolta preghiera alcuni istanti sull’inginocchiatoio preparato ad hoc. Poi anch’egli saluta coloro che sono più vicini e in particolare gli ammalati, con gesti di affetto ed sorrisi confortanti. Poi si reca in sacrestia dove viene salutato dai concelebranti e rapidamente, indossati i paramenti, si avvia la processione che entrerà dalla porta centrale della navata.
Il canto di ingresso intonato dalla scola infonde come un brivido di gioia, una forte emozione: in Cielo molti si uniranno per condividere la lode a Dio.
Dopo l’incensazione dell’altare e il saluto d’inizio, don Abramo ringrazia e saluta a nome di tutti il Vescovo e ricorda con vivezza di espressioni il Servo di Dio.
All’omelia il Vescovo Pierantonio prendendo spunto dalla lettura – agli Ebrei – ricorda come nel sacerdozio di Cristo si è voluto inserire anche il Servo di Dio, Angiolino Bonetta, il quale ha voluto e saputo unirsi a Gesù con la propria preghiera e con l’offerta del sacrificio della sua sofferenza. In tal modo Angiolino si è fatto anche portatore della Parola con la propria testimonianza e il suo apostolato.
La celebrazione prosegue con tanta devozione. Al termine un atto di fiducia nel l’intercessione da parte di Angiolino con la preghiera apposita per ottenere la guarigione di una bambina gravemente malata e il saluto presso la bella immagine della Madonna al canto dell’Ave, la stessa che Angiolino volle venisse cantata al termine del suo funerale.
Sorrisi ampi di gioia e saluti segnano il termine della celebrazione mentre tutti potranno prendere parte al rinfresco ben preparato presso la sede dell’oratorio.
L’augurio formulato dal Vescovo e da tutti condiviso è che presto possa avere felice conclusione la causa di canonizzazione di questo caro figlio di Cigole noto in varie nazioni quale eroico testimone della valorizzazione della sofferenza formato alla scuola del beato Luigi Novarese e di sorella Myriam Psorulla, fondatori dei Silenziosi Operai della Croce e del Centro Volontari della Sofferenza.
Deo gratias, esistono anche i bambini buoni: ricordiamocelo, ricordiamoli e soprattutto seguiamo il loro esempio…!