“E se non potrò correre/e nemmeno camminare/imparerò a volare” canta così Roberto Vecchioni insieme a Francesco Guccini nella canzone “Ti insegnerò a volare” contenuta nel suo ultimo album “L’infinito”, pubblicato proprio in questi giorni. Il brano, racconta la storia di Alex Zanardi, pilota automobilistico prima, paraciclista e conduttore televisivo dopo il gravissimo incidente che lo ha costretto all’amputazione di entrambe la gambe. Nell’automobilismo si è laureato campione CART nel 1997 e 1998, e campione italiano superturismo nel 2005. Nel paraciclismo ha conquistato quattro medaglie d’oro ai Giochi paralimpici di Londra 2012 e Rio 2016, e otto titoli ai campionati mondiali su strada.
In queste strofe della canzone c’è la sua storia. «Se partirai per Itaca, ti aspetta un lungo viaggio e un mare che ti spazza via i remi del coraggio. La vela che si strappa e il cielo in tutto il suo furore, però per navigare, solo, ragazzo basta il cuore. Qui si tratta di vivere, non di arrivare primo. E al diavolo il destino. E se non potrai correre e nemmeno camminare, ti insegnerò a volare». Con questo brano, i due cantautori prendono spunto dalla vita e dall’insegnamento del campione Zanardi per rivolgersi alle nuove generazioni, invitandole a sfidare l’impossibile.
Zanardi è famoso non solo per i meriti sportivi e le trasmissioni televisive. E’ entrato nell’immaginario collettivo come esempio di forza di volontà, passione e coraggio. “Se non avessi avuto l’incidente in cui ho perso le gambe ora non sarei così felice”, dice Zanardi. La malattia diventa dunque un’opportunità: “Quando mi sono risvegliato senza gambe ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa”. Non parla di Gesù, Zanardi, eppure, l’insegnamento che ci dà con il suo esempio e le sue parole, ripercorrono molto da vicino il pensiero del nostro Padre e Fondatore, il beato Luigi Novarese. Non importa se il tuo corpo è colpito dalla malattia, puoi essere felice, puoi concentrarti su quello hai. E’ lo spirito che ci va volare, nonostante il corpo immobile. “La disabilità è una barriera, ma di carattere psicologico – ha detto Zanardi in un’intervista -, ci si immagina di dover affrontare la vita in modo impossibile. Se accetti e invece ti chiedi: come posso fare? Le alternative esistono. Io lo posso testimoniare. La vita che conduco ora non ha niente in meno di quella di un tempo. Il messaggio è che è necessario raccontare che un modo può essere trovato e lo possono fare tutti. Una persona con disabilità ha mille e più ragioni per essere arrabbiata con la vita e quando accade nessuno ha il diritto di biasimarla. Però, posso dire con certezza che io senza le gambe ho scoperto di poter fare più cose di quante ne servono a riempire il tempo a disposizione e sono certo che sia così per tutti”. Un insegnamento prezioso per tutti.
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