Dopo l’assegnazione nel 2014 all’arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro, come ringraziamento per l’impegno profuso nella diffusione del carisma del suo fondatore, e per lo sforzo continuo di conciliare la salute con il posto di lavoro in una città che vive drammaticamente queste due emergenze, l’edizione 2015 ha premiato don Graziano Luppoli, sacerdote tarantino, che ha lottato per lungo tempo con la malattia.
E’ stata proprio la coerenza il leit motiv della scelta di don Graziano, come sottolinea don Cristian Catacchio, assistente diocesano. “Vicario parrocchiale della Parrocchia dello Spirito Santo, le segnalazioni su di lui sono però arrivate da alcuni parrocchiani di Grottaglie, dove don Graziano ha vissuto un periodo di sofferenza, che ha sperimentato con forza e determinazione, trasformandola in quel segno di consolazione che solo l’amore di Dio può dare”.
Il premio nasce dal voler riconoscere all’interno del territorio tarantino persone che, pur non essendo iscritte all’Associazione, incarnano il carisma del beato Novarese. Esso vuol riconoscere la dignità dell’uomo che, se malato o disabile o sofferente cronico, rischia di non essere pienamente riconosciuta dalla società odierna. Ecco allora che il premio, se rapportato alla città dei due mari, acquista un valore ancora più simbolico. La Taranto schiacciata dalla grande crisi industriale, dalla gravissima emergenza ambientale, anche se battuta ed umiliata, ha voglia di riscatto, ha voglia di rialzarsi e lancia ogni giorno segnali di speranza, di crescita culturale, di cambiamento. Un nuovo umanesimo che chiede giustizia e diritti, che lancia la sfida della reciprocità e della relazione con l’altro. Che segue la coerenza del Vangelo, e l’attualità del messaggio lanciato da mons. Novarese. Don Graziano è un sacerdote che con umiltà e semplicità ha saputo dare testimonianza di come, con coerenza, si possa portare avanti il progetto di Dio, nonostante le evidenti difficoltà. Le persone a cui ha dedicato tutto se stesso lo hanno ringraziato segnalandone il suo profilo. La sua vita, nella malattia, si ancora all’ attualità del messaggio di mons. Novarese.
“Il beato seppe vivere questa esperienza della sofferenza – continua don Cristian – e trasformarla, attualizzandola e dando la possibilità alla persona malata e sofferente di essere soggetto attivo nella Chiesa e nel mondo, una persona cioè che, pur nei propri limiti, può dare senso alla vita”.
All’attualità del suo messaggio si è legato il relatore della serata, il dr. Salvatore Pignatelli, che ha sottolineato proprio questo, la centralità della persona. Già Direttore dell’Area Età Evolutiva del Dart, (Dipartimento di Riabilitazione Neuromotoria) dell’Asl di Taranto, ha parlato de: “La persona disabile nella Terra Jonica: quale prospettive?”, sottolineando come finalmente anche la scienza non si occupi più della malattia ma metta al primo posto la persona. In tal senso la riabilitazione del soggetto disabile è considerata nella sua globalità.
Il Vicario dell’Arcidiocesi mons. Alessandro Greco ha sottolineato, nel suo saluto ai presenti, l’importanza dell’amore e della gratuità del donarsi. (Gabriella Ressa)
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