ASCOLTARE ci propone degli insegnamenti (ed anche delle esercitazioni pratiche) per migliorare nella nostra capacità di ascolto.
È l’atteggiamento che consideriamo più naturale nei confronti della “Parola”. C’è il rischio di dare per scontato che siamo capaci di “ascolto”, sia nei confronti delle parole e dei suoni della nostra quotidianità, sia considerando la Parola di Dio che ci proponiamo di celebrare e meditare.
In realtà non è così certa la nostra “capacità di ascoltare”. Se consideriamo brevemente quanti fraintendimenti, equivoci, disattenzioni, dimenticanze… accompagnano le nostre giornate, possiamo facilmente convincerci che abbiamo ancora molto da imparare.
Questa è una breve e molto apprezzata conferenza sulla capacità di ascolto. Sono disponibili sottotitoli e trascrizioni in diverse lingue:
https://www.ted.com/talks/julian_treasure_5_ways_to_listen_better#t-17345
In particolare, siamo interessati agli esercizi suggeriti per migliorare il nostro ascolto. Cerchiamo di applicarli nei confronti di quanto ascoltiamo, meditiamo, celebriamo durante il Tempo Pasquale.
Ad esempio, consideriamo l’importanza di prendere coscienza della pluralità dei “suoni”, senza limitarsi a quelli più “forti”.
Facciamo una prova con la Liturgia della Parola relativa al giorno in cui abbiamo deciso di fare un po’ di ritiro “post-pasquale”.
Scegliamo il testo che ci ha colpito di meno. È già un’attenzione verso un “suono” di minore evidenza per noi (magari ci ha colpito una bella pagina del Vangelo e quindi scegliamo la prima lettura o il salmo responsoriale).
Nel testo scelto, poi, è probabile che riconosciamo alcuni elementi che siamo soliti considerare, su cui abbiamo riflettuto altre volte, che ci sono più familiari. Bene, lasciamoli perdere.
Ci poniamo, invece, “in ascolto” di un elemento del testo (una frase, un verbo, un nome) che ci appare marginale e poco significativo. Ascoltiamo bene cosa ci dice, soffermiamoci e meditiamo, considerando l’insegnamento che ci offrono quelle parole.
Possiamo esercitare questa capacità, di analizzare i suoni/parole che riceviamo, in tutti i nostri momenti di preghiera personale, di lettura o di celebrazione comunitaria. Meglio se abbiamo l’opportunità di ascoltare effettivamente una “voce” che ci trasmette quelle parole (dal vivo o mediante la radio, la televisione, il computer o il telefono).
Ascoltare potrebbe essere il primo momento del nostro “triduo” di ritiro post-pasquale. Ma potremmo anche iniziare da uno degli altri due atteggiamenti: dire o agire. L’importante è programmare i tre momenti come un piccolo itinerario, che possiamo anche ripetere più volte, nel tempo che abbiamo deciso di dedicare a questo cammino successivo alla Pasqua. (In un giorno, ad esempio, possiamo dedicare una mezz’ora al mattino all’ascolto, almeno 15 minuti al dire, nel primo pomeriggio; per considerare infine, la sera, il proposito di un agire fruttuoso).
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