Rendiamo migliore la vita intorno a noi e ci riconosceremo come persone migliori.
Solitamente, nella nostra riflessione o preghiera, la parte dell’ “agire” arriva alla fine, come buon proposito maturato nei momenti che lo hanno preceduto e ispirato.
Essendo a “ingresso libero”, il nostro triduo di ritiro post-pasquale ci permette tranquillamente di cominciare dall’ “agire”. Ci sono certo cose che stiamo facendo, impegni che abbiamo in parrocchia o nei nostri cammini ecclesiali.
Poniamoci alcune domande, analizzando ciò che stiamo facendo. Le domande possono essere quelle classiche: come, perché, per chi, quando, dove… tutte ci aiutano a prendere coscienza del nostro agire.
Verifichiamo se siamo disposti a cambiare. Se non lo siamo, non ricaveremo frutti dal nostro ritiro post-pasquale.
Se non siamo intenzionati a cambiare nulla del nostro agire, è inutile rifletterci sopra, fare propositi, coltivare pii desideri.
Se “agire” è il secondo o terzo momento del nostro “triduo”, valutiamo come rendere stabilmente presente, nei nostri comportamenti, quanto l’ascoltare e il dire ci hanno aiutato a comprendere. Formuliamo i famosi “buoni propositi”, cercando di mantenerli.
Se invece abbiamo cominciato con “agire”, stiamo attenti alle cose che abbiamo scoperto nell’analisi di ciò che compiamo: cosa possiamo migliorare, cosa dobbiamo cambiare, quali nuove azioni vogliamo intraprendere.
“Ascoltiamo” e “diciamo”, applicandoli alle nostre azioni, i contenuti del nostro ritiro e le convinzioni che andremo a maturare.
Nella prossima occasione dei tre momenti (ascoltare – dire – agire) potremo verificare se qualcosa è cambiato, se ci riconosciamo migliori in un mondo migliore.